La forma di un evento: Stimolare, Coinvolgere, Valorizzare
Maria Cristina Bellardinelli

Intervista a Maria Cristina Bellardinelli

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Come si realizza un evento nel settore dentale? Cos’è che crea o aggiunge valore?

“Dare forma” ad un evento, in ogni settore, altro non è che cercare di dare “stimolo” alla crescita personale ed intellettuale della persona, attraverso lo sviluppo delle competenze e con l’aiuto di una metodologia efficace. Si dovrebbe partire dalla valutazione del "bisogno", quindi di ciò che manca e di cui si riscontra avere necessità o di ciò che stimola la curiosità del professionista poiché innovativo e poco conosciuto. Focalizzato l'argomento del nostro evento è sempre importante cercare di comprenderne la reale fattibilità, non solo in termini economici, ma anche strutturali e contenutistici. Non è infatti così semplice dare una organicità sostanziale e di processo e quindi dare “valore” ai possibili contenuti. Per valore intendo qualcosa di assoluto come il valore dei rapporti, dei comportamenti, delle conoscenze, valore che viene trasferito a progetti di qualità, affidabili, credibili che il mercato riconosce prima e quindi premia. E poiché stiamo parlando di formazione rivolta a professionisti della salute quali sono gli odontoiatri, credo che questo sia l'obiettivo principale. 


Quali sono gli obiettivi per la formazione di oggi e di domani?

In ambito sanitario la formazione è un obbligo deontologico ben definito dall’art. 19 del Codice di Deontologia Medica che ben collega obiettivi differenti, come la crescita personale e professionale, il senso di responsabilità, e le norme morali e credo che tali obiettivi non conoscano tempo e restino sempre validi.


Grazie all’innovazione tecnologica è possibile una maggiore accessibilità ai corsi online. La formazione a distanza ha lo stesso valore dei corsi in presenza? 

Certamente questi ultimi anni hanno fatto sì che, volenti o nolenti, tutti noi abbiamo dovuto apprendere modalità formative decisamente più legate alla tecnologia e questa è una buona cosa. La tecnologia ci ha aiutato a restare connessi e vicini negli anni bui della pandemia e ci consente oggi una facilità di comunicazione importante, veloce ed estremamente valida. Oggi è possibile confrontare dati e scambiare diagnosi o comunque informazioni fra professionisti che lavorano a migliaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri, penso ad esempio alla telemedicina, e questo è un esempio di come lo studio e la formazione abbiano potuto creare una ricaduta virtuosa sul territorio e sui suoi fruitori. Quindi direi che la formazione, se ben orchestrata, ha sempre un valore mai trascurabile... però personalmente amo la relazione frontale quindi i così detti corsi in presenza. Al di là del fatto che esiste una formazione clinica, quella che insegna il "saper fare", dove il contatto fra docente e allievo ed il confronto fra gli allievi è imprescindibile e non sostituibile. La formazione in presenza credo stimoli ed arricchisca in maniera più completa anche da entrambi i punti di vista personale e professionale.


Esistono varie tipologie di eventi formativi: Fad, residenziale (Res), Fsc - formazione sul campo. Quali sono i format più apprezzati dai professionisti del dentale?

La FSC è la cenerentola fra queste tipologie formative per la sua natura e per le sue regole applicative e quindi si presta con difficoltà a questa realtà, la FAD sia essa sincrona sia asincrona, è decisamente esplosa in questi ultimi anni, pertanto credo sia lecito affermare che è modalità gradita al settore, gli eventi residenziali ci sono sempre stati e continueranno ad esserci, anzi stanno godendo di una trasformazione migliorativa grazie alle tante e differenti tecnologie che possono esservi utilizzate per un coinvolgimento attivo ed immediato delle platee o delle aziende sponsor. L’unico lato ancora negativo è costituito dai costi generali per l’utilizzo di queste innovazioni che ne rendono arduo l’uso.


Che ruolo ha la parte formativa nello sviluppo e la gestione delle diverse attività che coinvolgono sia lo studio che il laboratorio odontotecnico?

Credo che il settore dentale abbia vissuto e stia ancora vivendo una vera trasformazione sia dal punto di vista delle attrezzature, delle metodiche, sia dal punto di vista normativo ed organizzativo, così come rispetto alle risorse umane di cui deve dotarsi per esistere. Come sia possibile riuscire a stare al passo con tutto questo senza dedicare un tempo alla formazione clinica in primis, credo sia impossibile. Subito accanto a questo credo sia indispensabile curare e stimolare la crescita di tutto il team dei diversi studi. Un team è un team, è formato da un gruppo di persone che lavorano tutte per raggiungere lo stesso scopo, interagiscono tra loro e il risultato del lavoro dipende dalla collaborazione di tutti, le conoscenze dell'uno possono essere risorsa per l'altro. Per far questo la formazione costante è una piacevole necessità, differentemente non vedo crescita.


Quale dovrebbe essere la frequenza degli eventi di aggiornamento professionale? 

Non parlerei di "frequenza", questo termine evoca in me una cadenza quasi ritmata e anche un poco "obbligata". È vero che la formazione ECM ha regole di acquisizione crediti (150) in un determinato periodo di tempo (3 anni) ma mi fa piacere immaginare il bisogno formativo o, meglio, il piacere formativo come un qualche cosa sempre presente nel professionista e non solo per impegno deontologico, una esigenza tanto profonda quanto radicata nel proprio essere da divenire vera necessità. E se una esigenza è tale, il concetto di frequenza credo venga automaticamente surclassato dal desiderio di crescita che è ben più motivante e, alla fine, anche più semplice poiché desiderato.


Quale è la dimensione ottimale di un evento formativo per garantirne un'adeguata interazione e apprendimento? 

Sto notando che il tempo di un evento formativo va restringendosi sempre più. Varie, credo, siano le motivazioni, non solo proprie dei tempi di apprendimento e di attenzione, ma anche di ordine personale, ossia della necessità di tutti noi di avere dei tempi di vita extralavorativa migliori. In linea di massima credo che ogni giornata formativa debba essere cadenzata con interruzioni della didattica almeno ogni due ore, tre al massimo e con l'inserimento di importanti momenti di confronto e coinvolgimento della platea. Altrettanto interessante sarebbe poter avere una valutazione a posteriori da parte del discente sulla bontà della formazione ricevuta, su quanto e come questa possa aver modificato, migliorandolo, il suo modo di operare. Questa cosa è fattibile quando la formazione ha la caratteristica di un corso pratico con un numero di partecipanti ristretto, insegnanti in numero adeguato ed una equilibrata strutturazione del corso fra parti teoriche e parti pratiche.


Oltre agli eventi di formazione continua, obbligatoria per gli odontoiatri, quali eventi tra: workshop, congressi, seminari e corsi sono più apprezzati dai professionisti del dentale?

Il congresso tradizionale continua ad avere il suo perché e continua, alternando momenti più o meno floridi, ad essere un bel e buon momento anche di incontro fra professionisti. Bene vanno i corsi pratici dove si apprendono nuove tecniche e dove il rapporto docente/discente è esiguo e consente uno scambio ed un apprendimento di miglior rilevanza, bene anche i workshop aziendali in particolare quelli sulle nuove attrezzature e sulla tecnologia dove il contributo dell'esperto è necessario se si vuole comprendere quella macchina o quel programma, capirne la possibilità di utilizzo nel proprio studio e quindi poi imparare ad utilizzarla.


Quali sono le tematiche di maggiore interesse? 

Dopo anni di digitalizzazione dello studio odontoiatrico, o tecniche implantari più svariate, in questi ultimi anni sono aumentate le richieste su argomenti di gestione dello studio odontoiatrico, dal passaggio generazionale alle srl e stp o anche sulla gestione delle collaborazioni. Oggi l'argomento che si sta affacciando, anzi mi sembra stia decisamente emergendo, è quello dell'intelligenza artificiale.


Ritiene che l’evoluzione dell’odontoiatria debba essere supportata anche da una formazione extra-clinica: di management, organizzazione, risorse umane e leadership?

Assolutamente sì. La professione odontoiatrica è complessa ed articolata, è normata deontologicamente poiché professione sanitaria, ma è prevalentemente libera professione, quindi, ha la necessità di una formazione manageriale ed organizzativa per la salute dell'“azienda studio odontoiatrico” che è fatta di persone, siano essi collaboratori o dipendenti.
 



Maria Cristina Bellardinelli, B.E. Beta Eventi srl
Classe 1957, laureata in Scienze Psicologiche ad indirizzo clinico. Da circa venti anni dirige la B.E. Beta Eventi srl Provider ECM standard ed Ente Formatore accreditato.

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