Fondo integrativo per l'odontoiatria proposto da ANDI
giovane paziente donna dal dentista
Presentato al IX workshop di economia in odontoiatria ANDI il progetto FAS.

Negli ultimi anni la popolazione che ha dovuto rinunciare alle cure dentali per motivi socio-economici è aumentata notevolmente in Italia. Tuttavia, prendersi cura della propria salute orale è fondamentale per evitare l’insorgenza di molteplici malattie e garantire la salute generale. Per ampliare l'accesso ai trattamenti odontoiatrici e garantire controlli ad un numero maggiore di persone, ANDI, durante il IX workshop di economia in odontoiatria, che si è tenuto a Roma il 23 maggio, ha presentato un nuovo Fondo integrativo. 

Il Fondo promosso da ANDI e amministrato dalla Fondazione ANDI Salute (FAS) incentiva la prevenzione, premiando chi effettua almeno una pulizia dentale annuale. Carlo Ghirlanda, presidente di ANDI, spiega la dinamica del sistema: "Il paziente ha la libertà di scegliere il proprio dentista e partecipare ad un programma di prevenzione che, grazie alla struttura premiale del Fondo, gli permette di accedere a un numero crescente di prestazioni e rimborsi anno dopo anno. Una vera e propria rivoluzione nel settore”. 

"Il nostro obiettivo è garantire a tutti gli italiani l'accesso alle cure odontoiatriche, contribuendo così a costruire una popolazione più sana dal punto di vista dentale", enfatizza Ghirlanda. Durante l'evento è stato sottolineato che il Fondo coprirà solo le prestazioni erogate da studi di professionisti registrati all'ordine, escludendo le catene commerciali del settore per rappresentare una chiara scelta ideologica. 

L'idea del fondo integrativo per le cure odontoiatriche è vista di buon occhio dagli italiani. Secondo il sondaggio commissionato da ANDI e presentato dal sociologo Renato Mannheimer, che ha coinvolto mille persone intervistate a marzo attraverso un questionario online, il gradimento medio per il fondo si attesta su un 7 su una scala da 1 a 10

Dai dati emerge che l'aspetto più apprezzato è la possibilità di scegliere liberamente il proprio dentista, mentre il contributo economico annuale di 30 euro risulta essere meno gradito. Il 56% degli intervistati si iscriverebbe al fondo e il 63% preferirebbe che fosse il proprio dentista a promuoverlo. Inoltre, solo il 6% degli intervistati è coperto da un'assicurazione sanitaria, il 16% da un fondo sanitario integrativo, mentre la grande maggioranza, il 78%, non ha sottoscritto alcuna copertura assicurativa o fondo.

La proposta prende origine dal fatto che, ogni anno, la spesa per le cure odontoiatriche degli italiani si attesta ad otto miliardi di euro circa, mentre solo lo 0,7% del budget sanitario pubblico, equivalente a 85 milioni di euro, è destinato a queste cure. Durante una presentazione intitolata "8 denti di separazione. Povertà, diseguaglianza sanitaria e salute orale", i sociologi Maurizio Esposito dell'Università Luiss Guido Carli e Antonio Maturo dell'Università di Bologna, hanno evidenziato come il calo del reddito influenzi negativamente sia la frequenza delle visite odontoiatriche sia il numero di denti conservati.

Il professor Esposito ha spiegato che la rinuncia alle cure odontoiatriche non è dovuta solamente a ragioni economiche, ma anche culturali. A suo avviso, la cura dei denti non è percepita con la stessa importanza di altre visite mediche, come quelle cardiologiche, nonostante le ricerche dimostrino un legame tra problemi odontoiatrici e altre malattie. A tal proposito è necessario migliorare la comunicazione sanitaria per far percepire ai cittadini l’indispensabilità di queste visite. 

Secondo il professor Matauro, invece, occorre puntare ad un modello dell’impegno sociale, in base al quale l’odontoiatra agisce sui determinanti sociali delle persone, fra cui l’accesso alle cure. 

In Italia, a differenza di altri paesi europei, si prevede che entro il 2050 la popolazione over 75 aumenterà significativamente mentre quella giovanile diminuirà. Questo cambiamento demografico presenterà diverse sfide, non solo per la sostenibilità economica del sistema di welfare e l'aumento della domanda di cure, ma anche per il mercato del lavoro, che potrebbe trovarsi carente di professionisti sanitari. Per affrontare questa situazione, è essenziale potenziare le politiche per incentivare la natalità e fornire una guida efficace ai giovani nella scelta della carriera professionale.

Alessandro Rosina, professore di demografia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha sottolineato le difficoltà legate all’inserimento lavorativo dei giovani affermando che “da parte dei giovani, c’è la pretesa di non doversi adattare all’esistente. Vanno orientati per aiutarli a scegliere. È difficile, ma questa è l’unica strada, qualsiasi organizzazione che non riuscirà ad essere convincente con i giovani non ha futuro”. 
 

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