Equo compenso: medici liberi professionisti
uomo ed euro su lati opposti di una altalena basculante

L'adozione di una legge sull'equo compenso per i medici che operano come liberi professionisti o tramite società sanitarie di capitale porta con sé numerosi vantaggi, tra cui il versamento adeguato di contributi previdenziali. Questa misura non solo garantisce una maggiore sicurezza del reddito per i medici, ma contribuisce anche alla sostenibilità del sistema previdenziale, assicura una parità di trattamento e equità contributiva, migliora la qualità dell'assistenza sanitaria e rende la professione medica più attraente.

La legge n. 49, approvata il 21 aprile 2023, nasce da una proposta di iniziativa parlamentare volta a rafforzare la tutela dei professionisti nei confronti di imprese considerate "contraenti forti" per via delle loro dimensioni, natura o volume di affari. Queste ultime, data la loro posizione, potrebbero influenzare negativamente i termini di contratto con i singoli professionisti.

La normativa stabilisce che un compenso sia considerato "equo" quando rispetta specifici criteri fissati dal ministero competente. Inoltre, amplia l'ambito di applicazione della normativa precedente, estendendo la protezione a una gamma più ampia di professionisti, inclusi coloro che esercitano professioni non regolamentate da ordini professionali, e allargando il campo della committenza a includere tutte le imprese con più di 50 dipendenti o un fatturato superiore a 10 milioni di euro. Viene inoltre stabilito che qualsiasi clausola contrattuale che preveda un compenso inferiore ai parametri ministeriali sia considerata nulla. 

La legge sull'equo compenso introduce anche l'obbligo per gli Ordini e i Collegi professionali di implementare norme deontologiche che prevedano sanzioni per i professionisti che non rispettano le regole sull'equo compenso. In aggiunta, viene creato presso il Ministero della Giustizia l'Osservatorio nazionale sull'equo compenso, con l'obiettivo principale, a dieci mesi dall'entrata in vigore della legge, di fornire pareri sui progetti normativi legati ai criteri per determinare l'equo compenso e le regole per le convenzioni.
Diverse categorie professionali hanno iniziato a modificare i loro codici etici per allinearli alla nuova legislazione. Gli ingegneri sono stati tra i primi a farlo, seguiti dai periti industriali e dai geometri, mentre avvocati e commercialisti si sono mossi in una fase successiva. Elementi chiave di queste modifiche includono l'impegno dei professionisti a rispettare i criteri e le norme fissate e l'obbligo di comunicare in modo trasparente ai clienti il costo dei servizi.

Nel settore sanitario, alcune professioni, come infermieri, specialisti in prevenzione e riabilitazione, psicologi (anche senza una normativa specifica nel loro codice etico, ma enfatizzando il principio di proporzionalità tra l'intervento e il compenso) e veterinari, hanno iniziato a seguire principi analoghi. I medici, tuttavia, hanno incontrato maggiori difficoltà nell'applicazione pratica di queste norme, complici le condizioni che rendono arduo l'adeguamento. In passato, si è discusso sull'introduzione di tariffe minime nazionali per le varie specializzazioni mediche, un concetto abolito nel 2007 con la legge Bersani, apportando una notevole variazione nel panorama tariffario dei servizi professionali.

L'abolizione delle tariffe minime professionali, avvenuta nel 2007, ha inizialmente lasciato i professionisti, precedentemente soggetti a tali tariffe, liberi di negoziare compensi, spesso a livelli così bassi da sollevare preoccupazioni. Questo ha portato a una successiva reintroduzione di forme di regolamentazione dei compensi, come evidenziato dalla legge 27/2012, che ha riconosciuto la possibilità di stabilire compensi proporzionali al lavoro svolto per gli avvocati, e dalla sentenza 532/2015 dell'Unione Europea, che ha riconosciuto agli stati membri la facoltà di mantenere tariffe codificate a tutela delle prestazioni professionali.
Questo contesto ha visto la magistratura rivolgersi frequentemente agli Ordini dei Medici e Odontoiatri per richiedere pareri sulla congruità delle tariffe per le perizie, indicando una continua ricerca di equilibrio tra la remunerazione adeguata e la tutela dei professionisti. Inoltre, singoli operatori sanitari spesso chiedono consulenze quando sorgono controversie con i pazienti riguardo al costo di una prestazione, specialmente quando è in questione il valore immateriale del servizio professionale offerto.

La problematica dei compensi troppo bassi, mascherata a volte da promesse di volumi di lavoro elevati, come nel caso di medici del lavoro ingaggiati da grandi aziende, sottolinea una questione etica e professionale. Questa situazione, accettabile per alcuni come compromesso per garantirsi un reddito, dal punto di vista deontologico presenta notevoli criticità. La pressione verso compensi ridotti solleva inoltre dubbi sull'equiparazione tra la professione medica e attività commerciali, un paragone ritenuto inappropriato da molti nel settore.
Di fronte a queste sfide, rappresentanti dei medici e odontoiatri sollecitano l'emanazione di un decreto che stabilisca parametri precisi per la liquidazione dei compensi professionali, analogamente a quanto fatto di recente per gli avvocati. La normativa attuale, sebbene riconosca teoricamente il diritto a un compenso proporzionato alla qualità della prestazione, lascia tale diritto difficile da esigere, escludendo dalla protezione dell'equo compenso le prestazioni erogate a persone fisiche anziché a grandi imprese, lasciando molti professionisti in una situazione di vulnerabilità.
 

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