

Rosa, la tua esperienza pluridecennale sul campo si è contraddistinta per passione e cura degli aspetti masticatori e funzionali d
Rosa, la tua esperienza pluridecennale sul campo si è contraddistinta per passione e cura degli aspetti masticatori e funzionali dei tuoi pazienti. Come hai maturato questa consapevolezza?
Arrivando dall’ortodonzia, i morsi crociati mi hanno indotto a studiare i cicli masticatori evidenziare che riabilitando questi, sia nei bambini che negli adulti, si ridà, non solo funzione masticatoria al paziente, ma anche riabilitazione neuromuscolare. Si è visto che pazienti che hanno una buona masticazione hanno una maggiore capacità di apprendimento, migliore qualità di vita ed una maggiore stimolazione di tutto il cervello che li allontana da alcune patologie.
L’approccio che hai apportato nella tua libera professione ha una parola chiave: la multidisciplinarietà. Cosa ti ha indotto a dare questa impronta al tuo Studio?
Lavoro in multidisciplinarietà da quarant’anni, in quanto medico ho notato che l’apparato stomatognatico è di fondamentale importanza nella postura, nei problemi alla colonna vertebrale e su tutto il soma. Questo approccio mi aiuta nell’interpretare alcune patologie presenti nel paziente (es: scoliosi o piede varo). Solo valutando il paziente a 360° si riesce ad ottenere un miglior benessere psicofisico dello stesso. L’interazione con colleghi e professionisti, per cui nutro una profonda stima, è servita per consolidare una professione che va sempre di più verso la multidisciplinarietà.
In questa era di digitalizzazione, qual è il tuo punto di vista sulle valutazioni strumentali? Che spazio trovano nella tua pratica quotidiana?
La valutazione strumentale nella mia Clinica ha un ruolo di fondamentale importanza da sempre. Non posso finire una diagnosi se dopo un accurato esame clinico non eseguo esami strumentali come radiografie, elettromiografie, pedana posturometrica. I macchinari presenti in Clinica sono tra gli elettromedicali più all’avanguardia e vengono continuamente aggiornati, per avere un aiuto sempre più performante in diagnosi.
Parliamo ora di pazienti sportivi, tuo altro grande cavallo di battaglia. Che differenze di gestione, se ve ne sono, riscontri in questa classe di pazienti?
Ho curato da sempre pazienti sportivi di altissimo livello, in quasi tutte le discipline sportive (calcio, sci, tennis, atletica). Questi devono essere trattati con la massima dovizia utilizzando il loro corpo per professione. Va da sé che il paziente sportivo deve essere prima inquadrato nella sua globalità, per poi decidere attraverso gli esami strumentali (quali ad esempio l’elettromiografia) quali muscoli possono creare problemi durante il gesto atletico. Anche il paziente non sportivo viene monitorato con gli esami strumentali, ma a differenza di questo, nello sportivo, si approfondisce la gestualità atletica per valutarne una terapia mirata.
Dr.ssa Rosa Maria Laponte
Laureata in medicina e chirurgia presso Università degli studi di Modena. Iscritta all'ordine dei medici chirurghi di Monza e Brianza. Master odontoiatria sportiva Università di Chieti, Master posturologia Università di Pisa.

Riccardo, che cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla protesi all’inizio della tua carriera?
Passione e curiosità
Riccardo, che cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla protesi all’inizio della tua carriera?
Passione e curiosità professionali. Sono partito dalla conservativa e poi il salto: dalla restaurazione diretta a quella indiretta con preparazione parziale e finalizzazione, allora realizzata in oro. Grazie ai fratelli Ceccato, clinico e tecnico, amici di Augusto Biaggi, ho scoperto il mondo protesico, il rigore per la precisione protesica e il rispetto biologico. Frequentando il laboratorio, poi, ho appreso conoscenze sui materiali e concetti di trasferimento di funzione. Grazie a due grandissimi professionisti di Bologna, Gianfranco Di Febo e Gianfranco Carnevale, ho conosciuto la protesi parodontale.
In quanto past-president AIOP e attuale Responsabile Scientifico hai avuto modo di raccogliere svariati punti di vista in materia di protesi. Quali sono i principali cambiamenti che ti hanno colpito negli ultimi 20 anni?
Sicuramente la protesi adesiva metal-free ed il passaggio analogico-digitale. La prima, sempre meno demolitiva e più performante in estetica e funzione, ha permesso di garantire buoni risultati a medio termine. Con una continua ricerca di materiali sempre più resistenti al carico, tra pochi anni alieneremo le strutture in metallo. Secondo, le tecniche digitali - dalla presa dell’impronta alla ceratura di analisi - richiedono minor tempo e permettono una visione immediata. Ci tengo a sottolineare che comunque un percorso iniziale analogico, clinico e tecnico, sia doveroso.
Nella tua esperienza, che peso ricopre la funzione nella gestione del trattamento protesico?
Il nostro apparato stomatognatico è molto complesso. Il benessere del paziente deve essere preservato su 3 livelli: dentale, muscolare ed articolare. Il nostro compito è rispettare (o ricreare) una funzione masticatoria fisiologicamente accettata dal sistema, asintomatica per il paziente e atraumatica per i manufatti protesici. Il trattamento protesico si può paragonare alla costruzione di una macchina, dove la carrozzeria è l’estetica ed il motore la funzione. Questo è un fattore importante perché i pazienti sono più stressati, meno tolleranti e con una soglia di “disagio “più bassa.
C’è, nella tua opinione, una fase del trattamento protesico in cui la valutazione funzionale permette di ottimizzare e stabilizzare il trattamento stesso?
Occorre fare distinzione tra protesi conformativa o riorganizzativa. Nel primo caso integriamo il manufatto nella funzione attuale del soggetto, nel secondo creiamo la funzione in un soggetto che l’ha persa o in cui vada modificata. Dunque, la valutazione della funzione si posiziona su due livelli diversi: nel conformativo esaminiamo se quel pattern occlusale crea disequilibrio al sistema neuromuscolare con strumenti che ci aiutano ad individuare dove e come modificare la funzione attuale del paziente.
Nella protesi riorganizzativa il momento fondamentale è la fase dei provvisori armati per ottimizzare la funzione e poi trasferirla nel definitivo. Il manufatto è dinamico, ci permette di ridurre od aggiungere con estrema facilità testando con opportuni mezzi se andiamo nella direzione giusta, coscienti che la funzione è tempo dipendente.
Per i tuoi colleghi che intendono avvicinarsi ad una comprensione della funzione in ambito protesico, che consigli operativi ti senti di dare?
Sicuramente seguire un corso ben strutturato sull’argomento, per acquisire tutti i concetti protesico-gnatologici classici analogici. Collaborare con un valido tecnico che conosca la materia è altrettanto importante. Infine, approcciare al digitale, che introduce tecniche altamente performanti di registrazione e trasferimento dati. Dal punto di vista clinico, consiglio di fare un attenta analisi occluso-funzionale, imparare a leggere i tavolati occlusali dei pazienti, porre una serie di domande al paziente per capire se ci sono problemi muscolo articolari, analizzare i modelli analogici, vedere se c’è una posizione spaziale corretta della mandibola, lavorare molto con la funzionalizzazione dei provvisori e, in ultimo, monitorare attentamente i manufatti protesici definitivi per capire se questi possano interferire in qualche modo con la funzione del paziente.
Dr. Riccardo Del Lupo
Libero professionista a Udine, esperto in parodontologia, implantologia e protesi. Past-president AIOP, socio attivo AIOP e SIDP, ex membro della Commissione Culturale SIDP.

Parliamo di parafunzioni: nella tua esperienza clinica quotidiana, di che incidenza parliamo? Quanto spesso ti trovi a gestire questa c
Parliamo di parafunzioni: nella tua esperienza clinica quotidiana, di che incidenza parliamo? Quanto spesso ti trovi a gestire questa casistica?
A livello epidemiologico, le parafunzioni - come il bruxismo diurno e notturno – sono caratterizzate da una prevalenza che si avvicina al 30%*. Considerando, inoltre, che, negli ultimi anni, gli eventi globali hanno innalzato il livello di stress di una grande fetta della popolazione, questo tipo di disturbi è osservabile quotidianamente nella mia pratica. Che sia attraverso diagnosi incidentale (segni, usura dentale, ecc.) o come discomfort riferito dal paziente stesso - con un quadro, quindi, già sintomatico - la problematica non è assolutamente trascurabile.
*DOI: 10.11607/jop.921
Che rapporto hai con la terapia con tossina-botulinica? Quando la adoperi?
L’impiego della tossina-botulinica nella mia pratica clinica è molto soddisfacente. La utilizzo principalmente per terapie di medicina estetica, che hanno, molto spesso, anche risvolti funzionali. Gli utilizzi della tossina-botulinica si dividono in due tipologie, secondo l’AIFA. Gli impieghi on label, su cui si basa l’autorizzazione alla produzione del farmaco, come, ad esempio, la distensione delle rughe sul terzo superiore del viso. Gli usi off label, invece, sono tutti quelli che godono di una cospicua letteratura scientifica a supporto, applicabili previo consenso informato del paziente. Fra questi, l’iniezione di tossina-botulinica per la gestione delle parafunzioni.
Andrea, sappiamo che stai analizzando gli effetti della terapia con tossina-botulinica sui pazienti con parafunzioni del sistema masticatorio. Hai qualche insight che puoi già condividere con i lettori?
L’utilizzo della tossina-botulinica nei pazienti con parafunzioni non è un approccio nuovo, in realtà, perché già utilizzato e studiato da anni. Nella pratica clinica è un’ottima soluzione da utilizzarsi da sola o in combinazione con dispositivi come bite. Il beneficio che i pazienti hanno in una sola seduta, quando trattati con questa metodica, è evidente già nel giro di pochi giorni, con un impatto sulla qualità di vita molto soddisfacente.
Che ruolo ha avuto Teethan® all’interno del tuo studio?
Teethan® è lo strumento che mi permette di analizzare l’equilibrio occlusale durante la fase di diagnosi, supportando anche una migliore comunicazione con il paziente, che vede graficamente quale può essere l’origine o l’effetto del suo disturbo. Teethan® è anche lo strumento che utilizzo nella rivalutazione della condizione del paziente, dopo la terapia con tossina-botulinica, per evidenziare il ripristino dell’equilibrio muscolare in caso di ipertrofia o parafunzione.
Prevedi che l’impiego della tossina-botulinica avrà una maggiore diffusione nei prossimi anni?
È indubbio che il settore della medicina estetica crescerà fortemente nei prossimi anni, con un aumento della domanda, da parte dei pazienti, di trattamenti non invasivi come quelli per mezzo dell’iniezione di tossina-botulinica. Credo, però, che anche al di fuori dell’applicazione puramente estetica, in campo medico, l’utilizzo della tossina-botulinica vedrà una forte espansione, con un aumento delle applicazioni terapeutiche riconosciute e validate, insieme alla loro sempre più diffusa accettazione tra i professionisti sanitari.
Dr. Andrea Baruffaldi
Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi dell’Insubria, autore di pubblicazioni di settore e relatore in ambiti nazionali ed internazionali. Docente presso l’International Academy of Practical Aesthetic Medicine.
Teethan® è un dispositivo medico costituito da un sistema wireless a 4 sonde che, valutando l’attività dei principali muscoli masticatori (temporali e masseteri), è in gLeggi tutto
Teethan® è un dispositivo medico costituito da un sistema wireless a 4 sonde che, valutando l’attività dei principali muscoli masticatori (temporali e masseteri), è in grado di misurare oggettivamente i parametri clinici dell’occlusione dentale.
Teethan® include 2 protocolli per l’analisi statica (serramento) e dinamica (masticazione) del contatto dentale.
L’esame Teethan® restituisce informazioni non rilevabili con i metodi tradizionali, dura meno di 1 minuto, è sicuro e non invasivo per i pazienti.
Teethan® è disponibile anche nella versione XT per la valutazione funzionale dell’occlusione dentale e della sua correlazione con le condizioni del distretto cervicale.
Caratteristiche e vantaggi
Consente di valutare oggettivamente la condizione occlusale del paziente
Supporta l‘esperienza clinica con dati quantitativi e misure oggettive
Apporta un contributo importante nella pratica clinica quotidiana (prima visita, riabilitazione protesica, bite e occlusione, ortodonzia, occluso-posturologia, gnatologia)
Permette di monitorare l’evoluzione del trattamento
Aiuta a comunicare meglio con il paziente
Facilita il dialogo con altri professionisti (es. fisioterapista, posturologo)