Riccardo, che cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla protesi all’inizio della tua carriera?
Passione e curiosità professionali. Sono partito dalla conservativa e poi il salto: dalla restaurazione diretta a quella indiretta con preparazione parziale e finalizzazione, allora realizzata in oro. Grazie ai fratelli Ceccato, clinico e tecnico, amici di Augusto Biaggi, ho scoperto il mondo protesico, il rigore per la precisione protesica e il rispetto biologico. Frequentando il laboratorio, poi, ho appreso conoscenze sui materiali e concetti di trasferimento di funzione. Grazie a due grandissimi professionisti di Bologna, Gianfranco Di Febo e Gianfranco Carnevale, ho conosciuto la protesi parodontale.
In quanto past-president AIOP e attuale Responsabile Scientifico hai avuto modo di raccogliere svariati punti di vista in materia di protesi. Quali sono i principali cambiamenti che ti hanno colpito negli ultimi 20 anni?
Sicuramente la protesi adesiva metal-free ed il passaggio analogico-digitale. La prima, sempre meno demolitiva e più performante in estetica e funzione, ha permesso di garantire buoni risultati a medio termine. Con una continua ricerca di materiali sempre più resistenti al carico, tra pochi anni alieneremo le strutture in metallo. Secondo, le tecniche digitali - dalla presa dell’impronta alla ceratura di analisi - richiedono minor tempo e permettono una visione immediata. Ci tengo a sottolineare che comunque un percorso iniziale analogico, clinico e tecnico, sia doveroso.
Nella tua esperienza, che peso ricopre la funzione nella gestione del trattamento protesico?
Il nostro apparato stomatognatico è molto complesso. Il benessere del paziente deve essere preservato su 3 livelli: dentale, muscolare ed articolare. Il nostro compito è rispettare (o ricreare) una funzione masticatoria fisiologicamente accettata dal sistema, asintomatica per il paziente e atraumatica per i manufatti protesici. Il trattamento protesico si può paragonare alla costruzione di una macchina, dove la carrozzeria è l’estetica ed il motore la funzione. Questo è un fattore importante perché i pazienti sono più stressati, meno tolleranti e con una soglia di “disagio “più bassa.
C’è, nella tua opinione, una fase del trattamento protesico in cui la valutazione funzionale permette di ottimizzare e stabilizzare il trattamento stesso?
Occorre fare distinzione tra protesi conformativa o riorganizzativa. Nel primo caso integriamo il manufatto nella funzione attuale del soggetto, nel secondo creiamo la funzione in un soggetto che l’ha persa o in cui vada modificata. Dunque, la valutazione della funzione si posiziona su due livelli diversi: nel conformativo esaminiamo se quel pattern occlusale crea disequilibrio al sistema neuromuscolare con strumenti che ci aiutano ad individuare dove e come modificare la funzione attuale del paziente.
Nella protesi riorganizzativa il momento fondamentale è la fase dei provvisori armati per ottimizzare la funzione e poi trasferirla nel definitivo. Il manufatto è dinamico, ci permette di ridurre od aggiungere con estrema facilità testando con opportuni mezzi se andiamo nella direzione giusta, coscienti che la funzione è tempo dipendente.
Per i tuoi colleghi che intendono avvicinarsi ad una comprensione della funzione in ambito protesico, che consigli operativi ti senti di dare?
Sicuramente seguire un corso ben strutturato sull’argomento, per acquisire tutti i concetti protesico-gnatologici classici analogici. Collaborare con un valido tecnico che conosca la materia è altrettanto importante. Infine, approcciare al digitale, che introduce tecniche altamente performanti di registrazione e trasferimento dati. Dal punto di vista clinico, consiglio di fare un attenta analisi occluso-funzionale, imparare a leggere i tavolati occlusali dei pazienti, porre una serie di domande al paziente per capire se ci sono problemi muscolo articolari, analizzare i modelli analogici, vedere se c’è una posizione spaziale corretta della mandibola, lavorare molto con la funzionalizzazione dei provvisori e, in ultimo, monitorare attentamente i manufatti protesici definitivi per capire se questi possano interferire in qualche modo con la funzione del paziente.
Dr. Riccardo Del Lupo
Libero professionista a Udine, esperto in parodontologia, implantologia e protesi. Past-president AIOP, socio attivo AIOP e SIDP, ex membro della Commissione Culturale SIDP.