Questi difetti possono insorgere durante le fasi di deposizione e mineralizzazione dello smalto e sono attribuibili a fattori genetici, ambientali e sistemici. Il loro impatto clinico è significativo: dal compromesso estetico alle alterazioni funzionali, come l'aumento della sensibilità dentale, la predisposizione a carie e il rischio di fratture post-eruttive.
È stata condotta un’analisi dettagliata sulla preparazione dei dentisti italiani nel riconoscere e trattare i DDE, evidenziando le aree critiche che richiedono maggiore attenzione formativa.
L’indagine aveva l’obiettivo di valutare:
- La capacità dei dentisti italiani di riconoscere quattro quadri clinici correlati ai DDE: molar incisor hypomineralisation (MIH), amelogenesi imperfetta (AI), fluorosi dentale (DF) e una lesione cariosa iniziale (ICL).
- Le conoscenze teoriche sui DDE e la capacità di identificare i trattamenti più appropriati.
Per questo scopo, è stato sviluppato un questionario composto da 27 domande a risposta chiusa, distribuito a tutti i dentisti italiani iscritti all’Ordine Nazionale (63.883 professionisti). Tra gennaio e dicembre 2022, 5.017 questionari validi sono stati analizzati, con un tasso di risposta del 7,85%. L’indagine includeva anche l’analisi di immagini cliniche rappresentative dei quattro quadri patologici per valutare l’accuratezza diagnostica.
Risultati principali
Conoscenze generali sui DDE
Nonostante il 90,19% dei partecipanti abbia dichiarato di aver ricevuto informazioni sui DDE durante la formazione universitaria, congressi o corsi extra-universitari:
- Solo il 57,07% ha riconosciuto correttamente l’ipomineralizzazione dello smalto come un difetto qualitativo.
- Il 54,45% ha classificato l’ipoplasia dello smalto come un difetto quantitativo.
- Circa il 60% non era a conoscenza che l’MIH è un difetto qualitativo con eziologia multifattoriale.
- Meno della metà dei dentisti (44,47%) sapeva che la fluorosi dentale si sviluppa nella fase pre-eruttiva.
Riconoscimento dei quadri clinici
Le percentuali di dentisti capaci di identificare correttamente le immagini cliniche sono risultate inferiori alle aspettative:
- MIH: identificata dal 36,36%, spesso confusa con AI (29,36%).
- Amelogenesi imperfetta: riconosciuta dal 51,66%, ma frequentemente scambiata per lesioni cariose iniziali (18,40%).
- Fluorosi dentale: diagnosticata solo dal 28,50%, con una confusione comune con le lesioni cariose iniziali (24,64%).
- Lesioni cariose iniziali (ICL): correttamente riconosciute dal 53,38%.
Le percentuali indicano una chiara difficoltà nel distinguere tra difetti dello smalto e condizioni simili, come la carie iniziale, con gravi implicazioni sulla pianificazione terapeutica.
Fattori associati alla competenze diagnostiche
Dall’analisi multivariata, alcuni fattori sono risultati positivamente correlati alla capacità diagnostica:
- età: i dentisti più giovani hanno mostrato migliori competenze rispetto ai colleghi più esperti, probabilmente grazie a una formazione recente più aggiornata.
- Genere: le donne hanno ottenuto performance diagnostiche superiori rispetto agli uomini.
- Pazienti trattati: i dentisti che lavorano principalmente con bambini hanno dimostrato maggiore accuratezza, specialmente nella diagnosi di MIH, una condizione particolarmente frequente in età pediatrica.
- Formazione specifica: i professionisti che avevano partecipato a corsi o ricevuto una formazione approfondita sui DDE hanno mostrato un miglioramento significativo nella capacità di riconoscere e trattare questi difetti.
Implicazioni cliniche e formative
I risultati dello studio evidenziano un’importante lacuna nella preparazione dei dentisti italiani nella diagnosi dei DDE. Questo si traduce in una gestione clinica spesso non ottimale, con terapie non adeguate alle esigenze dei pazienti. Per esempio:
- MIH e AI: questi difetti richiedono spesso trattamenti conservativi, come l’uso di sigillanti in vetroionomero o materiali remineralizzanti, ma molti dentisti optano per restauri resinosi meno indicati.
- Fluorosi dentale: è spesso confusa con lesioni cariose iniziali, portando a trattamenti invasivi non necessari.
La necessità di una diagnosi accurata è fondamentale non solo per prevenire la progressione del difetto, ma anche per migliorare l’estetica e la funzionalità dentale, garantendo al paziente una migliore qualità della vita.
Raccomandazioni per il futuro
Per colmare il divario formativo, è essenziale adottare strategie mirate:
- incremento della formazione universitaria: integrare corsi specifici sui DDE nei programmi di laurea in odontoiatria.
- Educazione continua: promuovere congressi, workshop e corsi di aggiornamento focalizzati sui DDE.
- Utilizzo di nuove tecnologie: implementare l’intelligenza artificiale per supportare i dentisti nella diagnosi. Sistemi basati su reti neurali convoluzionali hanno già dimostrato un’accuratezza superiore al 95% nel distinguere i difetti dello smalto dalle lesioni cariose.
- Linee guida cliniche: sviluppare protocolli standardizzati per la diagnosi e la gestione dei DDE, facilitando la comunicazione e la collaborazione tra professionisti.
Conclusioni
Lo studio evidenzia la necessità di un cambiamento sistemico nella formazione e nell’aggiornamento dei dentisti italiani. Sebbene i DDE rappresentino una sfida complessa, una formazione mirata e il supporto di strumenti tecnologici possono migliorare significativamente le competenze diagnostiche e terapeutiche dei professionisti. Investire nella conoscenza e nella sensibilizzazione su queste problematiche è il primo passo per garantire un’assistenza di alta qualità, ottimizzando i risultati clinici e la soddisfazione dei pazienti.
La ricerca è stata condotta da: Claudia Salerno, Campus Guglielmo, Nicole Camoni, Silvia Cirio, Alberto Caprioglio e Maria Grazia Cagetti.
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