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Il diabete mellito con oltre 5 milioni di decessi all’anno è l’ottava causa di morte nella popolazione. Diabete di tipo 2 e obesità hanno raggiunto negli ultimi decenni dimensioni pandemiche negli Stati Uniti d’America con una prevalenza che tocca il 38%, esponendo la popolazione affetta a numerose gravi comorbilità quali patologie cardiovascolari e neoplasie. Il ruolo del diabetologo è pertanto divenuto fondamentale nella prevenzione oltre che nella cura del diabete. La parodontite è la malattia infiammatoria non trasmissibile più diffusa nell’uomo con una prevalenza del 50% per le forme di stadio I e II e del 10% per le forme più gravi di stadio III e IV. Gli odontoiatri, oltre ad occuparsi della terapia delle parodontiti, hanno la possibilità di offrire importanti potenzialità in campo preventivo. Sono, infatti, gli specialisti più frequentemente consultati dai nostri concittadini, operano in un ambito favorevole allo sviluppo di una duratura comunicazione con i pazienti e posseggono esperienza nella trasmissione di informazioni inerenti i fattori di rischio delle malattie dento-parodontali e delle mucose orali. Il biofilm orale, la dieta, il tabacco e, in parte, l’alcool rappresentano i principali fattori di rischio per le malattie del cavo orale. Tabacco, dieta, e alcool sono, peraltro, alla base delle principali e più diffuse malattie croniche non trasmissibili, principale problema di salute pubblica dei paesi industrializzati. Gli odontoiatri, promuovendo interventi di lotta ai fattori di rischio per le malattie della bocca, attuano un approccio denominato di “contrasto al rischio comune”. In pratica i benefici delle loro iniziative preventive si spalmano non solo sulla tutela della salute del cavo orale ma anche sulle condizioni extra-orali che riconoscono i medesimi fattori di rischio. Un’ulteriore considerazione sul ruolo che gli odontoiatri possono svolgere, non solo a tutela della salute orale ma anche dello stato generale di salute, attiene la possibilità di avviare percorsi di diagnosi precoce per alcune malattie sistemiche. L’associazione tra il diabete e la parodontite , che colpisce in forma grave 7-8 milioni di persone in Italia, è stata particolarmente studiata ed è costantemente emerso come il diabete si associ ad un aumento, sia di prevalenza che di gravità della parodontite. Il rischio per un soggetto diabetico di ammalarsi di parodontite è stimato essere da due a tre volte maggiore rispetto a quello di un soggetto non diabetico. Recenti pubblicazioni, infine, indicano che utilizzando come criteri di valutazione l’età, il peso, i valori morfometrici e l’eventuale presenza di parodontite sia possibile, in un ambito odontoiatrico, avviare con successo un percorso diagnostico che, perfezionato e gestito dal medico diabetologo, sia in grado di portare, in soggetti che ignorino la loro condizione, ad una diagnosi precoce di diabete e alla attuazione di una terapia tempestiva in grado di prevenire e contrastare le frequenti complicanze che si associano a questa malattia. Più recentemente, sono stati resi pubblici dei dati che indicano come la parodontite possa costituire un fattore concomitante per l’insorgenza del diabete di tipo 2, a causa della immissione nella circolazione ematica di citochine pro-infiammatorie sistemiche che inducono insulino-resistenza. Significativo valore riveste, quindi, l’avvio dell’importante collaborazione tra la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, la Società Italiana di Diabetologia e l’Associazione dei Medici Diabetologici al fine di sviluppare, e questa pubblicazione ne è il primo segno, sinergie che abbiano come obiettivo la tutela della salute dei nostri concittadini, attraverso interventi di prevenzione primaria e secondaria.
Clicca qui per scaricare il documento congiunto PARODONTITE E DIABETE redatto dalle suddette società