Papiro di Ebers: uno sguardo alla medicina del passato
colonna di papiro di Ebers
La storia dell'odontoiatria nell'antico Egitto è una testimonianza affascinante della sofisticata comprensione medica e del simbolismo culturale di questa antica civiltà. Gli Egizi, noti per le loro imponenti piramidi e la loro misteriosa cultura, attribuivano grande importanza alla cura orale, che era profondamente radicata nelle loro pratiche quotidiane e credenze spirituali

Le persone benestanti in Egitto avevano accesso a cure dentali esclusive. Una pratica particolarmente notevole era la sostituzione dei denti estratti. Questi venivano frequentemente sostituiti con denti provenienti da persone o animali deceduti, una pratica che non solo serviva scopi estetici, ma anche funzionali, aiutando a mantenere la struttura della bocca e la funzionalità della masticazione. Inoltre, l'uso di denti in oro, una pratica riservata all'elite, era un chiaro simbolo di ricchezza e status. Questa predilezione per l'oro, un materiale sia prezioso che malleabile, illustra l'ingegnosità e il prestigio associati alla cura dentale.

Gli antichi Egizi avevano sviluppato tecniche sorprendentemente avanzate per il loro tempo. La loro abilità nel trattare ascessi dentali e altre malattie orali, benché rudimentale rispetto agli standard moderni, era notevole. I testi medici, come il famoso papiro di Ebers, forniscono dettagliate descrizioni di queste pratiche, offrendo uno sguardo nella medicina dentale dell'epoca.
La pulizia orale era una pratica quotidiana; gli Egizi utilizzavano stuzzicadenti e un tipo di dentifricio fatto da ingredienti come ossa e cenere, evidenziando l'importanza data alla salute orale. Questa attenzione era più che una mera questione di igiene; era intrinsecamente legata alle loro credenze sulla purezza spirituale e il benessere generale.
Le mummie, con la loro silenziosa eloquenza, hanno rivelato molto sulla salute dentale degli Egizi. Molte di esse mostrano segni di malattie dentali, come carie e infezioni gengivali, testimoniando che, nonostante i loro sforzi, la salute dentale rimaneva un problema comune.

Un manuale di medicina vecchio 3500 anni

Le registrazioni mediche dell'antico Egitto, in particolare il famoso papiro di Ebers, forniscono una finestra affascinante sulle conoscenze e le pratiche odontoiatriche di questa antica civiltà.
Questo documento, che risale al 1550 a.C. circa, è uno dei più antichi e completi testi medici sopravvissuti fino ai giorni nostri. Offre una visione unica delle tecniche e delle credenze mediche degli Egizi, comprese quelle relative alla cura dentale.
Il papiro venne acquistato nell'inverno 1873-1874 a Tebe da Georg Ebers. Attualmente è conservato presso la biblioteca dell'Università di Lipsia, in Germania.
È una raccolta di circa 700 formule magiche e rimedi pratici per una varietà di malattie e condizioni, comprese quelle che interessano i denti e la bocca. Queste registrazioni mostrano che gli Egizi avevano un'ampia gamma di trattamenti per problemi dentali, tra cui dolori dentali, infiammazioni gengivali e malattie della bocca. Ad esempio, alcuni rimedi includevano l'uso di erbe, polveri e cataplasmi applicati direttamente sui denti o le gengive per alleviare il dolore o l'infiammazione.

Quando Ebers pubblicò il libro con la riproduzione del papiro si sapeva già che trattava di medicina, ma non era ancora stato tradotto. La prima traduzione, in tedesco, arrivò solo nel 1890: fu uno dei primi papiri medici a essere tradotti, oltre a essere in assoluto il più esteso e antico.

Il papiro contiene 879 testi singoli che descrivono circa 80 malattie e per ciascuna il trattamento. È una raccolta molto eterogenea che si suppone sia stata assemblata da diverse fonti, ma è chiaramente suddivisa per argomenti. Nell’ordine: incantesimi da recitare prima dell’inizio di un trattamento, medicina interna, malattie degli occhi, disturbi della pelle, malattie delle estremità, varie (testa, lingua, denti, naso, orecchie, cosmetici), ginecologia, informazioni sul sistema cardiovascolare, ulcere.
Le formule magiche e religiose in un antico testo di medicina non dovrebbero stupirci, né dovremmo pensare che i medici dell’epoca fossero per questo arretrati. All’epoca la medicina ammetteva interventi soprannaturali e, con occhi moderni, potremmo considerare questi antichi rimedi come una sorta di placebo. Riguardo agli altri rimedi, un aspetto interessante è che il 70-80 per cento degli ingredienti è sconosciuto, perché dalla traduzione gli studiosi non sono riusciti a risalire, per esempio, alle piante utilizzate.

Molti degli ingredienti che sono invece stati identificati hanno davvero un’attività farmacologica e sono presenti in altre tradizioni mediche, anche se la presenza di un principio attivo in una pianta non equivale a dire che un rimedio preparato a partire da quella stessa pianta sia efficace.
Interessante è notare che, sebbene alcuni di questi trattamenti fossero basati su pratiche empiriche, altri avevano una componente magica o rituale, riflettendo la visione olistica della medicina in questa cultura. La malattia era spesso percepita come un disequilibrio tra il naturale e il soprannaturale, e la guarigione richiedeva un approccio che coinvolgesse sia il piano fisico sia quello spirituale.
 

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