Panoramica Dentale e Tomografia Computerizzata: un confronto
Riccardo Pradella, Managing Director di PLANMECA Italia
Intervista a Riccardo Pradella

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OPT


Qual è la differenza tra la scansione OPT (panoramica dentale) e la CBCT (tomografia computerizzata a fascio conico)?

L’OPT costituisce una proiezione bidimensionale delle strutture ossee delle arcate dentali grazie all’emissione di raggi X, mentre la CBCT è l’acquisizione, direttamente in tre dimensioni, delle medesime parti anatomiche sempre grazie ai raggi X. Nel primo caso l’elemento di dimensioni minime è il pixel (bidimensionale) mentre nel secondo caso è il voxel (tridimensionale) entrambi caratterizzati da livelli di grigi differenti a seconda della radio-opacità della struttura ossea che analizziamo, ma solo nel secondo caso le dimensioni anatomiche studiate rimangono inalterate, mentre nel primo subiscono le ovvie deformazioni dovute alla proiezione di un soggetto tridimensionale su un piano.
 

Quali strutture si vedono con l’ortopantomografia?

Possiamo analizzare seni paranasali, palato duro, arcata dentale superiore, condili, arcata dentale inferiore, angoli mandibolari, decorso del nervo mandibolare e sinfisi mentoniera.


L’OPT è adatta a diagnosi che richiedono un elevato livello di dettaglio, come nel caso di perdita ossea precoce o carie incipiente?

No, l'OPT nasce sostanzialmente come esame di prima visita, purtroppo non offre i dettagli necessari a tali diagnosi.


In un’ortopantomografia, quali fattori possono influire sulla qualità diagnostica delle immagini?

Senz’altro la qualità ossea del paziente, ma sono fondamentali il suo posizionamento e la scelta del dosaggio da parte dell'operatore. Non ultima la qualità dell’apparecchio con cui si esegue l’esame: negli ultimi anni nel mondo digitale sono stati fatti passi avanti significativi dal punto di vista tecnologico, soprattutto grazie a software sempre più innovativi.


Quali errori evitare per ottenere un'immagine che contribuisca ad una diagnosi accurata?

Come si diceva il corretto posizionamento del paziente è fondamentale, dato che la panoramica è un esame "a proiezione geometrica" che necessita di identificare e posizionare accuratamente la LINEA MEDIOSAGGITALE, il PIANO DI FH e la GUIDA CANINA.


Esistono rischi concreti associati all'OPT in termini di esposizione alle radiazioni ionizzanti? È controindicata nei pazienti pediatrici?

Chiaramente le radiazioni ionizzanti espongono inevitabilmente ogni paziente a un certo rischio ma l’evoluzione digitale degli apparecchi consente di contenere tale rischio, equiparandolo a quello che comporta un lungo viaggio aereo. Non è necessariamente controindicata per i bambini, dipende dall’obiettivo diagnostico.


Ci sono limiti e condizioni specifiche per l’utilizzo dell’OPT sul paziente?

In sostanza per valutare i costi-benefici di un eventuale esame è sempre bene basarsi sul principio ALADA (as low as diagnostically acceptable), dunque il clinico di volta in volta deve valutare se l’obiettivo diagnostico giustifichi l’inevitabile rischio radiologico che un esame OPT comporta (molto ridotto rispetto al passato grazie alle apparecchiature moderne).


Quale tipo di formazione è necessaria per avvalersi in modo efficace e sicuro dell'apparecchio per OPT?

Sicuramente l’insegnamento universitario è la base per tale utilizzo, ma ben vengano formazioni qualificate mirate ad approfondire l’utilizzo dell’OPT, soprattutto quelle che approfondiscono l’utilizzo del software per gli apparecchi digitali.


In che modo viene gestita la conservazione e l'archiviazione delle immagini?

Normalmente ogni programma possiede il proprio database di archiviazione, ma il clinico ha l'onere di garantire la preservazione dei dati dei pazienti, grazie a sistemi di backup manuali o automatici (NAS).


L’odontoiatria sta vivendo una rapida evoluzione anche grazie all’introduzione dell'intelligenza artificiale, l'IA può contribuire a rendere la panoramica più affidabile?

Il contributo dell’IA alla diagnostica radiologica è già una realtà, per ora appannaggio solo delle apparecchiature all’avanguardia. Sono comunque convinto che la strada corretta per l’applicazione dell’IA in odontoiatria passi necessariamente attraverso un semplice suggerimento diagnostico al clinico, una sorta di “seconda opinione” suggerita dalla tecnologia, escludendo che il software possa sostituirsi integralmente alla valutazione del professionista.

 


CONE BEAM


Quando nasce la prima CBCT e perché è stata dedicata ad applicazioni odontoiatriche? Come si è evoluta?

La prima applicazione della tecnologia CBCT all’analisi maxillo-facciale nasce in Italia negli anni 90; nel mondo dentale ha avuto grande successo perché offre ottime acquisizioni tridimensionali dei tessuti ossei con dose raggi molto più contenuti di quelli della CT a scansione. Di fatto snellisce il workflow quotidiano dando risposte immediate e accurate. La sua diffusione è stata inizialmente lenta a causa dell’alto costo delle apparecchiature ma successivamente c’è stata una forte evoluzione sia dal punto di vista qualitativo che tecnologico, migliorandone anche l’approccio user-friendly, grazie a software sempre più innovativi. Siamo anche arrivati ad eliminare, entro certi limiti, gli artefatti dovuti al movimento del paziente, identificare con accuratezza il volume da scansionare, simulare un’osteotomia prevedendo l'occlusione finale, calcolare i volumi delle vie aeree, segmentare mandibola e singoli elementi.


Quali sono le caratteristiche tecniche e funzionali salienti delle moderne CBCT?

Un elemento certamente caratterizzante riguarda il software che gestisce le moderne CBCT in quanto di fatto è lo strumento finale con cui l’odontoiatra valuta i volumi acquisiti e formula la diagnosi. Negli ultimi anni tali software hanno fatto enormi passi avanti che consentono di migliorare significativamente la diagnostica. In ogni caso l’hardware con cui gli apparecchi sviluppano le proprie acquisizioni resta comunque elemento fondamentale nell’ottenimento del risultato finale. Il software migliora la qualità che l’hardware gli “consegna”, ma se un dettaglio informativo non viene rilevato dalla catena-immagine dell’apparecchio (generatore, sensore, cinematismi), non c’è software al mondo che lo possa mostrare.


L’introduzione di una CBCT che impatto ha sull'equipaggiamento informatico dello studio?

È bene che lo studio offra strumenti informatici adeguati ai requisiti dei software necessari al funzionamento della CBCT, ma il continuo sviluppo dei PC, in particolare per la diffusione di videogiochi tridimensionali, facilita l’identificazione di computer con requisiti adeguati.


Secondo il suo parere, la CBCT è utile solo nelle grandi riabilitazioni?

Un tempo si, ma oggi possiamo sfruttarle per ogni indagine in cui sia utile estrapolare dettagli davvero minimi. I campi di applicazioni sono molteplici, dall’implantologia alle estrazioni complesse, dall’endodonzia all’ortodonzia e parodontologia.


La diagnosi è accurata?

Assolutamente, fermo restando che ci si procuri un apparecchio di ultima generazione. Le caratteristiche ossee variano da paziente a paziente, quindi modificare parametri quali KV e mA (elementi che non tutte le apparecchiature in commercio permettono di variare) consente di ottimizzare la diagnosi. Anche speciali accorgimenti meccanici che permettono posizionamenti ottimali e automatici del FOV (il volume oggetto dell’analisi) permettono di massimizzare l’accuratezza dell’esame.


Cosa può significare per il professionista introdurre nella diagnosi e nella progettazione della terapia questo strumento?

Denota senso di responsabilità nei confronti dei propri pazienti per la sua precisione diagnostica e soprattutto per la predicibilità che ci offre. Infatti un’attenta analisi CBCT permette di limitare e financo eliminare le “sorprese” che il clinico poteva trovare durante la fase chirurgica e terapeutica: raramente l’intervento differisce da quanto pianificato.


Quando è necessario utilizzare la CBCT? Quali i vantaggi per il paziente?

La CBCT è fondamentale ogni volta in cui un esame 2D potrebbe non rispondere adeguatamente al quesito diagnostico. Resta valido l’applicazione del principio ALADA (as low as diagnostically acceptable), dunque il clinico valuterà l’opportunità del suo impiego; peraltro alcuni recenti apparecchi offrono utilizzi con dose raggi in qualche modo paragonabili a quelle di un OPT. Ogni “sorpresa” che evitiamo all’odontoiatra la evitiamo anche al paziente, che apprezzerà l’impiego di una tecnologia avanzata.


La tecnologia CBCT è completamente digitale, quale competenza è necessario possedere per potersi avvicinare?

È bene avere una buona base di conoscenze anatomiche e fisiologiche, grazie a software estremamente semplificati ogni competenza specifica di utilizzo può essere facilmente acquisita con un po’ di training applicativo.


Oggi sono in commercio diversi modelli ad uso odontoiatrico. Che consigli può dare al professionista nella scelta del più adatto alle sue esigenze?

Intanto occorre individuare il FOV più adatto in base ai campi anatomici di cui ci si vuole occupare. La qualità diagnostica, il più possibile modulabile paziente per paziente, resta elemento prioritario nella scelta. Non ultima la possibilità che il software della CBCT permetta facilmente la propria integrazione all’interno di tutto il workflow digitale: essa infatti rappresenta spesso solo il primo passo nel mondo digitale che apre molteplici prospettive e necessita di altre apparecchiature. Un software che integra i vari aspetti del workflow digitale (creazione di guide chirurgiche, implantologia protesicamente guidata, ecc.) rappresenta una garanzia di semplicità di utilizzo anche su prospettive future.



Riccardo Pradella 

Managing Director della PLANMECA ITALIA, di formazione biomedica, ha ricoperto ruoli manageriali in varie aziende internazionali note per la produzione di apparecchiature odontoiatriche, prevalentemente digitali.

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