Nuova molecola contro i batteri resistenti agli antibiotici
batteri
Una nuova molecola, sviluppata da uno studio internazionale che ha coinvolto anche l'Università di Trieste, si dimostra promettente contro i batteri resistenti agli antibiotici.

La crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza è un tema centrale nella salute pubblica mondiale, con l’OMS che ha definito la resistenza agli antibiotici una delle dieci minacce globali per la salute. In questo contesto, la scoperta di nuove soluzioni terapeutiche è diventata cruciale per contrastare il fenomeno e proteggere la salute della popolazione.

Uno dei più recenti e promettenti sviluppi è la creazione di una nuova molecola antibatterica, denominata AD1b, sviluppata grazie a uno studio internazionale coordinato dal Centro interdisciplinare di nanoscienze di Marsiglia, in collaborazione con il Laboratorio di biologia e nanotecnologia dell'Università degli Studi di Trieste, dove la professoressa Sabrina Pricl ha svolto un ruolo chiave. Il composto, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha dimostrato di essere altamente efficace contro i batteri Gram-negativi, compresi i ceppi farmaco-resistenti, una delle classi di batteri più problematiche.

AD1b è un dendrimero anfifilico, una molecola di grandi dimensioni che presenta sia caratteristiche idrofile che idrofobe, e funziona con un meccanismo innovativo: si lega ai fosfolipidi della membrana batterica, tra cui fosfatidilglicerolo e cardiolipina, causando la distruzione della membrana stessa. Questa azione provoca un collasso metabolico del batterio, portandolo alla morte, senza intaccare le cellule sane circostanti. Una delle caratteristiche più rilevanti di questa molecola è che, anche dopo 30 giorni di esposizione, non si è riscontrato alcuno sviluppo di resistenza nei batteri trattati. Un aspetto particolarmente importante, poiché molti dei trattamenti antibiotici attuali risultano efficaci solo per un breve periodo prima che i batteri evolvano meccanismi di difesa.

 

L'importanza del contesto clinico

La scoperta di AD1b potrebbe avere un impatto significativo non solo nella gestione delle infezioni comuni, ma anche in ambiti medici delicati come l'oncologia. Le infezioni batteriche e fungine sono infatti una delle principali cause di morte nei pazienti oncologici, sia come conseguenza diretta che per il loro effetto negativo sui trattamenti, che possono essere ritardati o sospesi a causa di infezioni non controllabili. In questo contesto, una terapia che possa prevenire o curare efficacemente infezioni da batteri resistenti sarebbe un’arma fondamentale per migliorare i risultati clinici e la qualità della vita dei pazienti.

 

Un contributo internazionale

L’Italia, che ha uno dei tassi più alti di germi multiresistenti in Europa, si trova in una posizione critica. Il Paese registra uno dei livelli più elevati di inappropriatezza nell'uso degli antibiotici, con un tasso di infezioni ospedaliere particolarmente elevato. In risposta a questa situazione, il governo italiano presenterà delle proposte concrete durante il G7 della salute che si terrà ad Ancona. Secondo Guido Rasi, docente di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del ministro della Salute, l’Italia punta a implementare incentivi finanziari per la ricerca di nuove molecole antibiotiche, con un duplice approccio: favorire l’innovazione (incentivi push) e creare un mercato per gli antibiotici essenziali (incentivi pull), garantendone un uso appropriato e riducendo il rischio di ulteriore resistenza.

 

Impatto sul futuro delle terapie antibiotiche

La scoperta di AD1b, insieme all’attenzione internazionale che verrà dedicata al tema durante il G7, rappresenta un passo importante verso il miglioramento delle terapie contro le infezioni resistenti. Sebbene il composto sia ancora in fase preclinica, la sua sicurezza e la sua efficacia dimostrata in laboratorio e in vivo indicano che potrebbe avere un futuro clinico promettente, portando a terapie più mirate e sicure. Il problema della resistenza agli antibiotici è complesso e richiede un approccio multidisciplinare. La collaborazione internazionale tra scienziati, enti regolatori e governi è fondamentale per accelerare lo sviluppo di soluzioni. Il lavoro condotto dal gruppo di ricerca che ha sviluppato AD1b è un esempio di come la ricerca scientifica e le tecnologie all'avanguardia possano essere combinate per affrontare una delle maggiori sfide della medicina contemporanea.

 

Conclusioni

In definitiva, l’arrivo di nuove molecole come AD1b è una boccata d'ossigeno in un panorama preoccupante, in cui la resistenza agli antibiotici minaccia di vanificare decenni di progressi medici. Il lavoro del team internazionale, insieme agli sforzi politici e sanitari, offre una speranza concreta di poter rispondere in modo efficace alla crisi dell’antibiotico-resistenza. Se le fasi successive dello sviluppo di AD1b confermeranno i risultati iniziali, questa molecola potrebbe diventare uno strumento fondamentale nella lotta contro le infezioni multiresistenti e garantire una nuova era di terapie antibiotiche sicure ed efficaci.

 

Immagine generata con AI
 

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