Correlazione tra parodontite e rischio di ictus nei giovani
illustrazione uomo che si tocca la testa
Un recente studio condotto dall'Università della Finlandia orientale ha esaminato la correlazione tra la parodontite e il rischio di ictus ischemico nei giovani, una delle principali cause di morte a livello globale.

Lo studio ha coinvolto 146 persone tra i 18 e i 49 anni che avevano subito un ictus ischemico criptogenico, non spiegato da fattori di rischio noti, insieme a 146 controlli abbinati per età e sesso.

Attraverso un dettagliato esame radiografico e clinico e all'analisi di variabili come obesità, consumo di alcol, fumo e livelli di istruzione, insieme a misurazioni di batteriemia, è emersa una chiara correlazione tra parodontite e rischio di ictus ischemico criptogenico in individui sotto i 50 anni. 

Il Dottor Pirkko Pussinen, coautore dello studio e professore di odontoiatria traslazionale presso l’Istituto di Odontoiatria dell'Università, ha evidenziato che le persone affette da parodontite hanno un rischio di ictus aumentato da due a 2,5 volte, anche quando sono ancora attive nel mondo del lavoro. 

Lo studio ha rivelato inoltre che la gravità dell'ictus è correlata alla gravità della parodontite e l'insorgenza dell'ictus può essere influenzata dell’esposizione a trattamenti dentali invasivi o dalla presenza di infezioni dentali persistenti che richiedono cure immediate. Il Prof. Pussinen ha chiarito questo punto, indicando che il rischio di ictus aumenta dopo interventi dentali invasivi come il trattamento del canale radicolare o l'estrazione del dente, soprattutto nei pazienti con forame ovale pervio (PFO)

In particolare, lo studio suggerisce che sia la presenza di forame ovale pervio (PFO) che i batteri orali che entrano nel flusso sanguigno a seguito della malattia parodontale possono contribuire alla formazione di coaguli di sangue, aumentando così il rischio di ictus. Tuttavia, in relazione al ruolo dei batteri, nonostante i ricercatori abbiano analizzato campioni di sangue di pazienti pochi giorni dopo l’ictus non hanno riscontrato biomarcatori di batteri nel sangue. Questo suggerisce che i batteri orali potrebbero essere coinvolti nel processo che porta all'ictus, ma ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno la loro relazione e il loro impatto sulla formazione di coaguli di sangue e sullo sviluppo di ictus ischemico criptogenico.

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