Applicazione della Fluorescenza quantitativa indotta per il trattamento delle lesioni dello smalto
lesioni dello smalto
Vi proponiamo la seconda parte dell'articolo tratto dalla tesi della Dott.ssa Mantellassi per il Master Universitario di I livello per Igienisti Dentali, tenutosi presso l'Istituto Stomatologico Toscano e seguito dai suoi tutor e relatori e dalla Prof.ssa Annamaria Genovesi che da oltre 10 anni porta avanti i corsi post-laurea per Igienisti Dentali.

Giada Mantellassi1, Young Min Park2, Annamaria Genovesi1, Giacomo Oldoini1, Saverio Cosola1

1: Istituto Stomatologico Toscano, Camaiore Italia.

2: Gangnamdental, Seoul - Sud Corea.


2a parte

La profondità di penetrazione della luce all’interno di una lesione dello smalto è inferiore rispetto allo smalto sano. I fotoni all’interno della lesione si disperdono. Molta della luce che entra nella lesione è riflessa dal volume della lesione e ne diminuisce la capacità di assorbimento e di fluorescenza.
La luce che entra nella lesione non raggiunge la dentina. La luce che entra all’interno dello smalto sano è dispersa 10 volte meno rispetto alla lesione. I fotoni che viaggiano all’interno dello smalto sano durante il loro percorso sono assorbiti dai fluorofosfori responsabili dell’eccitazione dei fotoni fluorescenti. La luce che entra all’interno dello smalto sano raggiunge la giunzione smalto dentina dove la possibilità di assorbimento di un fluorofosforo è maggiore. Tutti i fotoni fluorescenti vengono riemessi sulla superficie dello smalto. Quindi la fluorescenza emessa dallo smalto sano è maggiore rispetto a quella della lesione. Con la QLF la white spot risulterà una zona scura circondata da una zona luminescente che è lo smalto sano.

Jun Wu et al. nel 2010 hanno condotto uno studio per valutare la correlazione tra perdita di fluorescenza e profondità di demineralizzazione analizzando 6 denti estratti (dove sono state ricreate lesioni cariose), con la QLF e un software per l’elaborazione delle immagini.
Alle immagini raccolte da QLF selezionando la regione di interesse sono stati applicati i metodi di interpolazione per calcolare la perdita percentuale di fluorescenza. I denti sono stati sezionati e ripresi mediante microscopia a luce polarizzata. La profondità di demineralizzazione più profonda è stata misurata come distanza. Sono stati riportati i dati associando una maggiore profondità di demineralizzazione alla perdita proporzionale maggiore di fluorescenza.
Ciò faciliterebbe la misurazione in vivo della demineralizzazione utilizzando la tecnica QLF non invasiva, basata su questo modello lineare.

Questo metodo fornisce ai dentisti informazioni critiche sulla profondità della demineralizzazione durante la pianificazione del trattamento delle cure dentistiche per i pazienti. Sebbene l’estrapolazione dei risultati per l’applicazione in vivo possa avere un potenziale, dovrebbe essere esaminata un’attenta valutazione di come l’ambiente orale, in particolare la componente umidità e l’angolazione dei denti, possano influenzare la lettura del QLF. Rispetto alle condizioni sperimentali in vitro, l'applicazione in vivo del QLF presenta alcune difficoltà, tra cui l'accesso alle lesioni sulle superfici occlusali e interprossimali, l'affidabilità della misurazione, l'effetto della colorazione per incorporazione nelle lesioni o sulla superficie sana, l'umidità nell'ambiente orale e le angolazioni della luce fonte. La superficie occlusale presenta strutture anatomiche complesse, pertanto viene generato un complesso schema di diffusione della luce, che può comportare uno scarso contrasto tra la demineralizzazione e il tessuto sano. La colorazione superficiale può causare difficoltà tecniche nel differenziare la lesione dalla struttura sana del dente.

Prima dell'applicazione del QLF si consiglia la profilassi professionale convenzionale. L’umidità intraorale può avere un impatto elevato sui risultati QLF. Gli esperimenti in vitro applicano l'asciugatura all'aria sui denti prima dell'applicazione del QLF. Nei denti asciutti, la diffusione della luce aumenta poiché l'indice di rifrazione dei cristalli di smalto secchi è molto maggiore di quello dei cristalli di smalto bagnati. L’utilizzo delle resine infiltranti permette di riportare un indice di rifrazione della lesione (R.I 1-1,33) molto vicino a quello dello smalto sano. Dallo studio di Yagmur Lena Sezici et al. si riportano valutazioni dei trattamenti con resine infiltranti in seguito alla loro applicazione su white spot post ortodonzia. Le lesioni sono state classificate come iniziali con -5 <∆F<-12 e avanzate con -12<∆F<-25. Emerge come il trattamento infiltrante sia nettamente più efficace nelle lesioni avanzate perché queste hanno una porosità di superficie maggiore rispetto a quelle iniziali, e che per entrambe le lesioni i risultati del trattamento sono risolutivi. Non sono presenti ancora studi riguardo l’utilizzo della QLF per la valutazione delle lesioni da MIH o DDE.


Demineralizzazione su immagini digitali e QLF
Fig. 1 Immagini fotografiche digitali e QLF che evidenziano la demineralizzazione dello smalto in ortodonzia.

 
Casi clinici

Sono stati analizzati tre pazienti che avevano esigenze estetiche per opacità presenti a livello degli incisivi superiori. Per stabilire l’area interessata dalla lesione è stata utilizzata la tecnologia QLF (Quantified Light-induced Fluorescence) con Qraypen C (AIOBIO, Seul, Republic of Korea), una telecamera intraorale in grado di elaborare immagini con fluorescenza a 405 nm. Questo dispositivo ha consentito all’operatore di stabilire la profondità e l’estensione della lesione e quindi prevedere e quantificare i passaggi e i materiali da utilizzare.

Per l’analisi dei dati è stato utilizzato un software (Qray Clinical Software), che elabora le immagini in tempo reale consentendo un’analisi del grado di demineralizzazione dello smalto tramite i valori ∆Q (volume della lesione, misurato in px, come risultato della perdita della fluorescenza moltiplicato per l’area della lesione) e ∆F (profondità della lesione e perdita della fluorescenza).
Per la risoluzione dei difetti estetici sono state utilizzate resine infiltranti (ICON, DMG SMOOTH SURFACE) per riportare l’indice di rifrazione della lesione allo stesso valore dello smalto sano. Sono stati esaminati tre pazienti con lesioni dello smalto trattate con trattamento infiltrante Icon insieme al Dott. Young Min Park. 
 


 

Bibliografia

1 "La salute della bocca nell’era del microbioma protocolli clinici per l’igiene orale, a cura di Annamaria Genovesi Tueor Servizi.
2 “Black and Whiteprotocolli clinici multidisciplinari di cariologia, sbiancamento e trattamento delle discromie dentali, Federico Emiliani e Roberto Turrini, Edra s.p.a.
3 “Diagnosi e trattamento delle lesioni bianche in area esteticamanuale clinico operativo, Giovanni Sammarco, Quintaessence Publishing.
4 “Le nuove evidenze scientifiche in Fotografia”, cultura del colore e workflow digitale in odontoiatria, Pasquale Loiacono, Quintaessenza Edizioni.
5 https://academy.consuelosanavia.it, Enamel Master Digital 2023, di Consuelo Sanavia e Giuseppe Allocca.
6 https://www.aiobio.com/Product
7 “White paper on QLF”, Application of Qlf for diagnosis and quality assessment in Clinical Practice, version 11, 2012-06-18; author E. Waller, C.J. Van Daelen, M.H. Van der Veen.
8 “Application of quantitative light-induced fluorescence to determine the depth of demineralization of dental fluorosis in enamel microabrasion: a case report”, Tae-Young Park et al. Restor Dent Endod. 2016 Aug.
9 “Detection of dental caries and cracks whith quantitative light induced fluorescence in comparison to radiographic and visual examination: a retrospective case study”, Song Hee Oh et al. Sensor (Basel) 2021.
10 “Microinvasive esthetic approach for deep enamel white spot lesion”, Julia de Oliveira Farias et al Dent Res J (Isfahan) 2022.
11 “Resin Infiltration as treatment for anterior tooth discoloration of developmental origin”, Nathaniel C. Lawson,DMD,PHD; Celin Arce, DDS, MS, FACP.
12 “Spatial agreement of demineralization areas in quantitative light induced fluorescence images and digital photograps”, Rosalia Tatano et al., Dentomaxillofac. Radiol. 2018 Dec.
 

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