Intervista a Rossella Abbondanza - Presidente Nazionale IDEA
Il ruolo dell’assistente si conferma fondamentale nella gestione delle relazioni con i pazienti e la sua professionalità consente di operare con serenità anche in situazioni ad alto rischio. Massima attenzione alla prevenzione, senza trascurare il contatto umano.
Il flusso di lavoro all’interno dello studio odontoiatrico è inevitabilmente cambiato per l'adeguamento alle direttive ministeriali post-covid. Come si muove l’ASO per operare in sicurezza senza compromettere l'equilibrio emotivo del paziente?
Il ruolo dell’ASO è da sempre di fondamentale importanza nella gestione delle relazioni con i pazienti che devono vivere serenamente l’esperienza della seduta odontoiatrica. Adesso è importante prepararlo al nuovo scenario che troverà in studio. Sapere che verranno adottate tutte le precauzioni e le misure di sicurezza previste, lo predisporrà positivamente nonostante la situazione inusuale. Ad accoglierlo troverà una figura irriconoscibile sotto i DPI molto coprenti e noi dobbiamo ricorrere a tutte le strategie che conosciamo per far percepire la nostra disponibilità e professionalità oltre alla consueta gentilezza. Abbiamo perso l’espressività del volto, ma la voce, i movimenti e lo sguardo possono ancora svolgere la propria funzione e quindi avvolgere il paziente con tutta la premura che noi ASO sappiamo dispensare.
Le pratiche di sterilizzazione, già molto scrupolose all’interno dello studio, si sono ulteriormente irrigidite. Quanto tempo impegna la sanificazione di strumenti e superfici e la preparazione della poltrona?
Essendo molto rigide e sempre efficaci, le procedure di sterilizzazione sono rimaste invariate, la sanificazione degli ambienti e la protezione degli operatori invece richiede una maggiore attenzione con conseguente tempo da dedicare. Occorre una valida organizzazione per gestire al meglio i tempi. I ritmi in cui si susseguivano sedute ravvicinate sono già un lontano ricordo. Per garantire una corretta preparazione della sala operativa, la vestizione dello staff e tutto il resto, è inevitabile spendere molto più tempo. In questo momento è importante rispettare le inevitabili nuove esigenze dello studio dettate dalle nuove normative.
Quanto è determinante affidarsi ad assistenti con esperienza e formazione professionale?
La nostra associazione, nata 10 anni fa, ha come mission proprio la formazione. Questo consente di lavorare meglio, offrire al titolare dello studio un servizio migliore ed essere consapevoli dei propri diritti e doveri in qualità di ASO. In fase di ripartenza, la formazione dovrebbe essere obbligatoria oltre che necessaria. Sappiamo quanto è importante essere sicuri di ogni movimento che compiamo durante la seduta. Gli ASO, che fino ad oggi non hanno mai frequentato corsi di aggiornamento, saranno molto più preoccupati rispetto a coloro che conoscono bene il nemico e sanno come contrastarlo. La nostra è una categoria che deve ancora uniformarsi e crescere professionalmente e noi siamo a disposizione per rispondere alle numerose domande che ogni giorno ci vengono poste.
Il virus ha inciso in modo decisivo sull’attività dello studio e sulla gestione dei pazienti. Sono cambiate anche le responsabilità dell’ASO?
In uno studio ben organizzato non ci saranno grossi cambiamenti, al contrario emergeranno le carenze dei team in cui si è dato poco spazio alla formazione. L’ASO, dal 21 aprile 2018, è una figura di interesse sanitario che necessita di una formazione e di una qualifica per poter operare. Esiste un registro in cui l'ASO appone la propria firma dichiarando di aver processato correttamente lo strumentario e questo implica responsabilità per quel carico, quindi è bene che l’assistente sappia quali sono le sue mansioni e gli oneri correlati.
Negli studi monoprofessionali, molto spesso è l’ASO ad occuparsi della delicata fase di Triage telefonico e accoglienza del paziente, in questo regime di post emergenza è consentito all'ASO fare valutazioni cliniche preliminari del paziente e raccogliere i dati relativi all'anamnesi?
L’ASO collabora attivamente in fase di raccolta dei dati seguendo le indicazioni del titolare e sarà quest’ultimo a stabilire se il paziente potrà essere accolto in studio. E sempre l'odontoiatra titolare dello studio che si assume la responsabilità nel fissare un appuntamento mentre è nostra premura far sì che i controlli siano efficaci nel testarne l'idoneità. Fondamentale è la fase di accesso del paziente in studio ma anche la sua dimissione.
Quali sono le procedure che l'ASO deve adottare? Come e quando viene istruito il paziente?
Il paziente riceve istruzioni telefonicamente ed in sufficiente anticipo. Deve conoscere tutte le situazioni in cui si potrà trovare, come ad esempio dover attendere fuori dallo studio nel caso in cui una seduta non sia stata completata al momento del suo arrivo. Molte altre indicazioni le riceverà dal personale al momento dell’accoglienza e certamente troverà manifesti e piccole stampe informative in sala d’attesa. È chiaro che bisogna limitare il contatto con gli oggetti presenti in stanza e non toccare nulla dopo ogni dimissione in attesa della sanificazione.
Nel caso in cui il paziente abbia bisogno di un accompagnatore perchè disabile o un bambino piccolo, da chi e come viene gestita la vigilanza nella sala d'attesa?
Stabilite le misure di sicurezza prima dell’appuntamento, sappiamo bene chi arriverà in studio e come dovrà essere gestito. Se necessita di un accompagnatore, questo si fermerà in sala d’attesa fino al momento in cui il personale dello studio prenderà in carico il paziente e lo accompagnerà nella sala operativa predisposta per il suo arrivo. Non possiamo dimenticare il lato umano del nostro lavoro, non si può vietare la presenza di un sostegno ad una persona che ne ha bisogno, l'importante è osservare le corrette procedure.
Ritiene ci siano lacune o criticità nell'osservanza del nuovo protocollo redatto dal Ministero in riferimento al lavoro dell'ASO?
L’ASO formato non incontra nessuna difficoltà perché i nostri studi sono seriamente preparati nella gestione delle criticità e della contaminazione. Il reale rischio risiede nella reperibilità di DPI che al momento non sono presenti sul mercato e nella scarsa preparazione di colleghi che accettano di lavorare in condizioni poco sicure non avendone alcuna percezione. Invito con fervore tutti gli ASO ad informarsi adeguatamente sulle fasi in cui l'ASO di espone a maggiori rischi di contagio per proteggersi nei passaggi più rischiosi ma anche per vivere con minore ansia il proprio lavoro. Ci tengo a sottolineare che, un aspetto da non trascurare, è il contatto umano: in questo periodo in cui siamo giustamente concentrati sulla prevenzione, diventa complicato agire con disinvoltura nei confronti del paziente ma dobbiamo fare in modo che la sua esperienza sia meno traumatica possibile ed in questo, spesso, l'ASO ha un ruolo determinante.
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