Impianti stretti 3.0 nel trattamento delle atrofie orizzontali dei mascellari posteriori con carico immediato

Dottor Massimo Cianci

Laureato con lode in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Milano nel 1988, perfezionato in Implanto-protesi presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.

 

Oggi parleremo di impianti stretti con il Dottor Massimo Cianci, Key Opinion Leader BTI e 3Shape e direttore scientifico dell’International Implant Training School di Sondrio, si occupa prevalentemente di implantologia con carico immediato associata a flusso digitale.

 

Dottor Cianci, come definirebbe un impianto “STRETTO“?

Non c’è un consenso unanime in letteratura anche se la classificazione più utilizzata è quella di Klein et al. 2018 che definisce stretto un impianto con diametro < a 3.5 mm. Nella mia pratica clinica quotidiana considero un impianto stretto quello che ha un diametro < a 3.0 mm in accordo con la classificazione proposta dal Dr. Eduardo Anitua sull’Eur. J.of Oral Implantology nel 2010 (*).

 

Da quanti anni utilizza gli impianti stretti e quali sono le principali indicazioni cliniche?

Ho iniziato ad utilizzare questi impianti oltre 15 anni fa in genere con diametri 3.5 mm nei settori anteriori dei mascellari spesso associati a carico immediato con  documentati  follow up decennali di sopravvivenza implantare e protesica estremamente soddisfacenti. Studi clinici multicentrici pubblicati in letteratura consigliano l’utilizzo di questi impianti esclusivamente nei settori anteriori dei mascellari inferiori e superiori o in zona premolare su elementi singoli con buona copertura occlusale meglio ancora se legati ad altri impianti.

 

Quali sono i motivi che devono spingere un clinico ad utilizzarli ?

Il primo vantaggio nell’utilizzo  di un impianto stretto è la semplificazione  e la riduzione dei tempi di una riabilitazione implantare su mascellari atrofici evitando aumenti di tessuto osseo orizzontale che comportano tempi di riabilitazione, costi e complicanze post-chirurgiche decisamente superiori, si tratta poi di una chirurgia che può essere eseguita con massima sicurezza anche da colleghi che si sono da poco approcciati all’implantologia e in ultimo sono riabilitazioni predicibili che ottengono grande soddisfazione anche da parte dei pazienti.

 

Dott. Cianci, ci può dare qualche chiarimento circa le proprietà meccaniche e chimico-fisiche che a suo avviso questi impianti dovrebbero avere per ottenere prognosi e follow up così positivi?

BTI Biotechnology Institute è una delle poche aziende nel panorama internazionale con oltre 20 anni di ricerca clinica sull’uso di impianti stretti (*) : il protocollo di fresatura biologico BTI a basso numero di giri, la superficie unicCa®, la microrugosità e il disegno delle spire dell’impianto BTI Narrow 3.0 permettono di ottenere stabilità primaria e completa integrazione anche in situazioni critiche complesse meglio se associato all’utilizzo del plasma ricco in fattori di crescita sotto forma di concentrati piastrinici (PRGF®  Plasma Ricco in Fattori di Crescita). Non meno importante infine la caratteristica connessione esalobulata che tollera carichi di lavoro immediato fino a 70 Ncm evitando punti di affaticamento con una buona distribuzione dei carichi assiali, laterali e di torsione associata all’utilizzo di abutment transepiteliali che garantiscono una chiusura ermetica e biologica tra impianto ed elemento protesico (Bioblock® Concept sviluppato da BTI Biotechnology Institute) (*).

 

Sulla base della sua pluriennale esperienza clinica con impianti stretti e il suo coinvolgimento in diversi protocolli di ricerca, è possibile che le indicazioni cliniche nell’utilizzo degli impianti stretti vengano ampliate?

Con il mio gruppo di lavoro in queste settimane stiamo completando uno studio prospettico con l’utilizzo di 40 impianti BTI 3.0 Narrow con carico immediato e ritardato utilizzando questi impianti  nei settori posteriori dei mascellari inferiori e superiori associati a gravi atrofie orizzontali e verticali e posso anticipare percentuali di sopravvivenza pari al 100% degli impianti inseriti associate ad un ottimo mantenimento del tessuto osseo marginale con assenza di problematiche sulla componentistica protesica. La mia risposta pertanto è SI !

 

(*) letteratura a richiesta scrivendo a info@stomatologicolariano.com

 

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