Il Tavolo tecnico: un grande risultato che permette di operare con rigore e in assoluta sicurezza

Intervista a Costanza Micarelli - Presidente Eletto AIOP

Il rapporto di fiducia e collaborazione con lo staff dello studio è fondamentale per superare il momento critico.

Quali sono le sue impressioni circa la graduale ripresa dell’attività clinica post-pandemia?  
Chiaramente le mie impressioni sono correlate alla locazione geografica della mia attività clinica, infatti nel Lazio la pandemia ha colpito relativamente poco. La gran parte dei pazienti è preoccupata di un eventuale contagio, e apprezza molto le precauzioni adottate dallo studio, in linea con le indicazioni per la fase 2 sviluppate dal gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Gherlone con la collaborazione della CAO, rappresentata dal Dott. Iandolo, e dei sindacati, indicazioni licenziate dal Ministero della Salute. La mia impressione è che i pazienti fidelizzati, e quelli riferiti da pazienti di vecchia data, vengano a farsi curare perché hanno fiducia nella nostra volontà di proteggere loro e tutti gli operatori da questo come da tutti gli altri virus che da sempre mettono a rischio la salute se non vengono correttamente gestite le procedure di disinfezione e sanificazione.   

Il timore di accesso allo studio da parte dei pazienti è certamente un fattore da considerare. Quanto e come è cambiato l’approccio personale del clinico e dei suoi collaboratori nei confronti del paziente?  
L’approccio personale, in un momento storico nel quale la paura è il sentimento che maggiormente alberga negli animi di tutti, deve essere ispirato alla massima empatia e collaborazione. Con il triage telefonico noi o i nostri collaboratori rivolgiamo al paziente delle domande precise, che possono essere poste in modo impersonale, come se si trattasse di una pratica di ufficio, o possono essere l’occasione di instaurare o riprendere un rapporto umano. Credo che, soprattutto dopo un periodo di forzato isolamento durato a lungo e che in parte ancora perdura nel rispetto del distanziamento e delle protezioni individuali, sia importante cogliere ogni occasione che può rinforzare le relazioni personali. Ricordiamo che il paziente è prima di tutto una persona, che dopo due mesi di isolamento ha sicuramente bisogno di parlare, e l’ascolto fa parte del nostro dovere di curanti.  

Pensa siano sufficientemente chiare le indicazioni del Tavolo tecnico in merito all’organizzazione dello studio per la piena operatività in sicurezza?
Penso che il tavolo di lavoro abbia ben INFODENT - 9 conciliato molte istanze diverse, e lo abbia fatto peraltro in una situazione di incertezza nella quale i dati del contagio erano in continua evoluzione e la conoscenza di questo virus ancora limitata. Questa incertezza è lampante se alziamo lo sguardo alle dichiarazioni quotidiane dei massimi esponenti scientifici e politici che spesso si contraddicono generando una pericolosa confusione. In questa situazione riuscire a dare delle indicazioni chiare, che sono per loro definizione soggette a modifica perché legate ad una fase transitoria, è stato un grande risultato, che consente di lavorare in sicurezza per noi e per i pazienti.

Oltre alle precauzioni già adottate negli studi odontoiatrici per la prevenzione delle infezioni, quali ulteriori procedure ritiene possano essere attivate?
Ritengo che gli studi odontoiatrici che rispettano le norme siano già molto ben organizzati per il controllo delle infezioni, e che l’implementazione delle precauzioni dovuta al Covid 19 sia uno sforzo sostenibile. Non credo che al momento sia pensabile né utile attuare procedure più restrittive, bisogna collaudare per bene quelle consigliate e stabilire una routine che diventi automatica per noi e per i collaboratori.

Quanto è determinante la collaborazione del paziente in questa delicata fase?
La collaborazione del paziente è sempre fondamentale, tanto più adesso, a cominciare dalla disponibilità a rispondere a tutte le domande, a farsi misurare la temperatura, a lasciare gli effetti personali in sala d’attesa e a rispettare rigorosamente gli orari assegnati. Il concetto di alleanza medico/paziente risulta ancora più importante alla luce della situazione attuale.

Se la situazione dovesse protrarsi nel tempo, pensa si possa concretizzare il rischio di ricevere in studio pazienti sempre più ‘’reticenti’’?
Sinceramente penso che se la situazione dovesse protrarsi riceveremo in studio solo i pazienti che hanno realmente e urgentemente bisogno di cure, ma soprattutto visiteremo pazienti che avranno problemi di tipo economico per i quali dovremo più che mai effettuare trattamenti razionali e ispirati al massimo rapporto costi/benefici. In questa ottica la capacità del clinico di formulare e portare a termine in tempi rapidi piani di trattamento basati su una corretta diagnosi e sulle reali esigenze del paziente è ancora più cruciale.

Le risorse umane nello studio odontoiatrico hanno un ruolo molto importante. Come motivare e valorizzare, in questo momento complesso, i componenti dello staff?
Una menzione speciale merita il rapporto con il personale dello studio, che pure è legittimamente preoccupato per il rischio Covid. Le prime persone con le quali instaurare un rapporto collaborativo e di reciproco aiuto sono proprio i nostri collaboratori più stretti, senza i quali il nostro lavoro quotidiano sarebbe impossibile. Anche in questo caso, così come per i pazienti fidelizzati, se c’era prima un rapporto di fiducia e collaborazione questo non potrà che rinforzarsi, laddove se questo rapporto non esisteva prima è molto difficile costruirlo adesso.

Oltre alle pratiche per la prevenzione del contagio, lo studio deve fare i “conti” anche con l’aspetto economico. In che modo è possibile contenere l’inevitabile aumento dei costi per il paziente?
Le criticità sono chiare a tutti: per noi sono aumentati i costi ed è diminuito l’afflusso di pazienti, per i pazienti sono diminuite le risorse economiche o se non lo sono ora c’è il timore che possano esserlo prossimamente con la crisi che seguirà questa pandemia. L’unica risposta a questi problemi è nell’organizzazione: se saremo in grado di offrire trattamenti razionali, ben impostati e organizzati, con un’agenda gestita in modo intelligente e con un rapporto ben oliato con il nostro laboratorio odontotecnico, allora potremo non solo contenere, ma evitare di gravare sui pazienti con costi aggiuntivi, mantenendo un alto standard di cura.

L’emergenza COVID-19 ha profondamente cambiato le attività odontoiatriche e non solo, pensa che questi cambiamenti possano essere in parte permanenti?
Certamente, credo che lo spunto di miglioramento organizzativo che tutti siamo chiamati ad apportare debba diventare un tratto permanente delle nostre attività, così come diventerà permanente il ricorso all’online per le attività formative e congressuali. Alcune cose non torneremo mai a farle come prima, ma non è detto che sia un male, anzi probabilmente è un bene, perché l’ottimizzazione delle risorse sarà fondamentale per poter offrire ai pazienti e ai colleghi, nel periodo di inevitabile crisi economica cui andiamo incontro, trattamenti ed eventi di qualità con impatto sociale ed economico ridotto.

Come pensa si evolverà la professione in un prossimo futuro? Ritiene possibile che in ambito odontoiatrico, per ottimizzare le prestazioni, si possa sviluppare la telemedicina?
Sicuramente la professione odontoiatrica nel prossimo futuro vedrà un ricorso sempre maggiore ai mezzi digitali, che ormai hanno dimostrato gli inequivocabili vantaggi rispetto alle metodiche tradizionali, dalla radiologia con l’annessa pianificazione implantare, alla chirurgia guidata che, abbinata alle impronte ottiche e alla realizzazione CAD CAM, consente di effettuare riabilitazioni protesiche sia su denti che su impianti con risultati ottimali, ovviamente quando il clinico e l’odontotecnico abbiano una formazione e un’esperienza di alto livello. Per quanto riguarda la telemedicina sicuramente stiamo sperimentando in questo momento, a causa della necessità di ridurre gli accessi in studio, l’utilizzo delle tecnologie, dalle videochiamate alle fotografie scattate con gli smartphone, all’invio per mail delle lastre, per monitorare le terapie ortodontiche o anche in qualche caso per fare diagnosi, ma questo può funzionare solo se il clinico conosce il paziente ed ha il polso della terapia e dello stato clinico. In sostanza credo che la telemedicina correttamente praticata possa aiutarci ed inserirsi in quelle che potranno essere le modifiche permanenti delle nostre attività, ma solo se contestualizzata in un rapporto medico/paziente ben impostato e consolidato.

Quali consigli pratici vorrebbe suggerire ai suoi colleghi?
Il consiglio è quello di non farsi prendere dal panico e dalla paura, credo che la grandissima maggioranza di noi abbia una potenzialità inespressa di ottimizzazione e di miglioramento qualitativo e quantitativo. Un consiglio fondamentale, che sembra ovvio ma non lo è, è di cercare di impostare al meglio da subito i piani terapeutici e la loro esecuzione, per motivi etici e pratici: i pazienti avranno sempre più bisogno di effettuare trattamenti dalla prognosi ottimale, dal momento che investiranno risorse che saranno sempre più difficili da reperire, ed è un nostro dovere fare il possibile perché quello che facciamo in ogni branca dell’odontoiatria duri a lungo e migliori la salute delle persone. In seconda istanza, e questo vedo che è poco chiaro a molti colleghi, un trattamento ben impostato e ben eseguito sin dalle prime fasi ci fa risparmiare perché richiede un numero ridotto di appuntamenti, non necessita di prove o di aggiustamenti ripetuti e non va incontro ad incidenti o necessità di rifacimenti. Vale la pena investire nella propria formazione non solo per imparare a “fare cose”, ma per imparare a farle bene, risparmiando risorse per i pazienti e per lo studio. Come parte del consiglio di un’accademia scientifica, attività in questo momento estremamente impegnativa, sento l’imperativo di formulare programmi formativi orientati in maniera sempre più stringente a migliorare la qualità delle cure erogate dai clinici, a beneficio dei pazienti, dei dentisti e di tutto il team di lavoro.

 

Per altre interviste leggi lo speciale INFODENT dedicato alla ripresa post COVID-19

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