Il design implantare come guida per una implantologia semplice e di successo

L’evoluzione dell’implantologia è sempre più mirata ad una semplificazione della tecnica chirurgico protesica, ad un contenimento dei costi e ad una riduzione delle dimensioni della macro geometria implantare. Per l’odontoiatra è indispensabile conoscere la biologia dei tessuti ossei e molli perimplantari in modo tale da poter riconoscere, tra i numerosissimi sistemi, quale di questi effettivamente riesce ad attivare tutte le fasi che compongono il processo di osteo integrazione con la formazione di tessuto osteonico bio meccanicamente valido capace di sostenere nel tempo la papilla ed evitare la malattia perimplantare.

Tale processo avviene unicamente con la perfetta integrazione tra le funzioni della micro e della macro geometria in associazione alla tecnica chirurgica utilizzata. Il problema delle perimplantiti, molto frequenti con la macro geometria tradizionale a vite, sta dimostrando come esistano dei problemi di ingegneria biomedica non risolti che possono generare infezioni locali e sistemiche (malattia focale) con una prevalenza molto elevata (fino al 56% in alcune statistiche).

Ciò dipende dalla formazione di tessuto osseo strutturalmente carente parzialmente funzionale e dal modulo crestale che a causa dei micro movimenti e del micro gap (secondari alla presenza della vite e da strutture coniche al di sopra dei 4 gradi) non è in grado di impedire il passaggio batterico e il riassorbimento osseo.

Dal 1980 è a disposizione degli odontoiatri una macro geometria a plateau che permette all’interno delle camere di guarigione, una osteogenesi direttiva (Davies JE.) a partenza dalla superficie con la formazione di tessuto osseo haversiano bio meccanicamente valido e al momento del carico. Distribuisce le forze su di un’area funzionale (Muftu S. Northeastern University) compressiva molto estesa in grado di funzionalizzare l’osso in relazione alle specifiche forze incidenti sulla protesi.

Il modulo crestale è formato da tre componenti la spalla convergente, la connessione conometrica pura e la base emisferica della protesi che insieme impediscono il passaggio batterico (Dibart S. JOMI) e contribuiscono al mantenimento della ampiezza biologica nel tempo. Solo dopo la conferma di numerosi studi scientifici e di valutazioni cliniche sia a Boston che in sedi universitarie come “Sapienza” di Roma, la casa implantare Bicon, ha valutato la possibilità di ridurre le dimensioni degli impianti che da 14 mm sono ormai arrivati a 5 mm di lunghezza e ha portato alla eliminazione dal commercio delle dimensioni più lunghe. La Scelta rimane tra diametri e lunghezze (8,6,5) precisamente studiati che semplificano enormemente l’attività implantoprotesica e permettono di ampliare le indicazioni cliniche e curare un maggior numero di pazienti.

La stabilità nei risultati documentata negli anni, la marginale incidenza della malattia perimplantare (spesso secondaria ad un atto clinico non conforme al protocollo) dimostra la fisiologica integrazione della fixture nei tessuti del cavo orale, obiettivo primario da perseguire in uno studio odontoiatrico per ottenere una implantologia semplice ed efficiente.

Prof Andrea Cicconetti
UOC Chirurgia Orale
"Sapienza" Roma"

 

Per informazioni
Bicon Italia srl
Via Dante Alighieri, 19
04012 Cisterna Di Latina (LT)
Tel. 06.9682293

www.bicon.it

 

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