In futuro ridurre l'esportazione delle materie prime per evitare rallentamenti produttivi

Emanuele Mortarotti - General Manager Dispotech Srl

La crescita esponenziale dei costi dei materiali ha messo a dura prova la tenuta della filiera produttiva.

Il settore dentale è stato duramente colpito dalla pandemia che ha seriamente minato la produzione delle aziende. Come avete affrontato questi mesi di emergenza COVID-19?

Operando più in generale nel settore medico-sanitario, non soltanto in quello dentale, abbiamo potuto constatare che ogni settore medicale ha reagito all'emergenza in modo diverso. Focalizzandoci sul comparto odontoiatrico, inizialmente abbiamo riscontrato una sottovalutazione del pericolo coronavirus. Solo quando gli studi hanno cessato l'attività si è presa coscienza della minaccia incombente che ha scatenato un grande panico. La nostra azienda non si è mai fermata ma ha tutelato in primis la salute dei dipendenti. Il personale degli uffici è stato ridotto al minimo e agli operatori macchina è stato proposto di decidere liberamente purché si lavorasse con serenità. Durante il lockdown ci siamo confrontati con opinion leaders vicini all’azienda per comprendere il loro stato d’animo. Abbiamo organizzato alcuni webinar per fornire una alternativa alle poche informazioni divulgate inizialmente dalle istituzioni. In situazioni di crisi è fondamentale puntare sulla comunicazione per chiarire dubbi e incertezze. Noi trattiamo materiali monouso, i più richiesti durante l’emergenza e spesso importiamo dall’estero. Come tante altre aziende ci siamo trovati in difficoltà, per questo abbiamo deciso di attivarci per diventare un polo indipendente da quella che è l’importazione, soprattutto per garantire continuità ai nostri clienti.

Quali sono le azioni messe in atto per garantire continuità nella fornitura di dispositivi medicali?

Inizialmente abbiamo ridotto la produzione interna, riuscendo a garantire comunque al 90% il funzionamento delle macchine. Purtroppo si sono registrati ritardi, ma il mercato, vista la situazione eccezionale, è stato molto comprensivo. Per quanto riguarda gli altri prodotti, fortunatamente i nostri magazzini erano ben forniti e abbiamo parato il colpo cercando di razionare il materiale e rifornire tutti i clienti. Si sono avviate collaborazioni con terze parti ma è stato davvero difficile reperire le materie prime e riuscire anche solo a ricevere risposte dai fornitori. La nota positiva è che, in tutto questo, abbiamo dialogato e fatto squadra con i nostri concorrenti.

Le misure restrittive si sono allentate e le aziende hanno iniziato a riemergere dall’immobilità degli ultimi mesi, quali misure avete adottato per garantire la piena ripresa delle attività in sicurezza?

Ancora prima dell’entrata in vigore della legge, in azienda si utilizzavano i DPI. Abbiamo incrementato l’installazione di colonnine dispenser per gli igienizzanti e avviata la procedura della misurazione della temperatura. Sul versante esterno, stiamo ripartendo con calma e vorremmo invitare i nostri clienti a non concentrarsi solo sui DPI, necessari per combattere l’emergenza, ma approvvigionare in generale tutti i dispositivi utilizzati nel dentale.

Per la prima volta, anche i comuni cittadini, necessitano di dispositivi di sicurezza individuale. Quanto e come ha inciso questo aspetto sulla produzione e sulla vendita dei prodotti? 

Ad inizio emergenza, siamo stati al centro di un caso mediatico: avevamo ordinato dalla Cina, insieme al nostro partner svizzero, più di 800.000 mascherine tra ottobre e novembre. Arrivate al porto di Rotterdam, sono state bloccate in Germania proprio all’inizio di marzo, quando la situazione iniziava ad essere sempre più critica e le mascherine erano introvabili. Tramite l’API (Associazione Piccole e Medie Industrie) e l’ambasciata si è cercato di farle arrivare in Italia. Il caso è diventato di dominio pubblico e attraverso social, TV, radio e giornali, ha avuto un grande eco sul pubblico. Abbiamo ricevuto migliaia di telefonate, al punto da esser costretti ad inserire un messaggio in segreteria in cui spiegavamo che purtroppo non disponevamo di mascherine. È stato emotivamente stressante: molti chiamavano in preda alla disperazione e noi non potevamo fare nulla per aiutarli. Quando siamo riusciti ad ottenere il carico, buona parte dei dispositivi è stato donato agli ospedali della provincia di Sondrio e poi distribuita nel settore medicale per dare la precedenza a chi ne aveva più bisogno.

Molti professionisti sanitari lamentano l’aumento eccessivo dei prezzi. Cosa può rispondere in merito?

Spesso le aziende distributrici vengono accusate di speculazione per i prezzi che propongono. Ma la filiera dei DPI ha registrato un rincaro importante su tutti i passaggi che la compongono. Il costo della manodopera cinese è aumentato, lo stesso vale per il trasporto e, volendo spostarsi sul panorama italiano, le cifre sono ancora più importanti. Possiamo azzardare che il prezzo delle mascherine è circa 50 volte più alto rispetto all'inizio della pandemia. A mio avviso non si tratta di speculazione, ma piuttosto della legge che domina l’economia da sempre: "è il mercato a fare il prezzo".

Avete varato iniziative di marketing per andare incontro alle esigenze dei professionisti del dentale?

Lavorando anche con aziende che producono disinfettanti, ci siamo subito mobilitati creando una landing page online che consente al professionista di richiedere la colonnina dispenser per il gel igienizzante e tutto ciò che serve all’interno dello studio per garantire la sicurezza del personale e dei pazienti. 

Assistiamo oggi ad un fenomeno di allentamento delle strategie “plasticfree”, mascherine e guanti monouso non vengono smaltiti come si deve e addirittura abbandonati per strada o in mare. C’è richiesta da parte dei dentisti di DPI biodegradabili e eco-compatibili? 

Prima del coronavirus, molti avevano manifestato interesse nei confronti di prodotti biodegradabili e riciclati. Adesso, dato il momento di grande necessità, le richieste sono decisamente diminuite. Noi stessi stavamo valutando alcuni materiali bio, ma è necessario dedicare molto tempo alla ricerca e agli studi in laboratorio. In un futuro prossimo sicurezza e ecosostenibilità saranno sicuramente legate. In realtà potrebbero essere molto interessanti anche i sistemi di smaltimento che prevedono di risparmiare spazio. I volumi di rifiuti all’interno dello studio sono raddoppiati, si tratta soprattutto di materiale infetto che ha bisogno di uno smaltimento specifico. Sono in commercio dei sacchi in cui il rifiuto viene messo sottovuoto in modo da occupare meno spazio ed essere sigillato. Nei paesi del Nord Europa viene già largamente utilizzato ma per il mercato italiano ha costi ancora troppo alti.

Cosa potrà insegnare questa emergenza al settore dentale?

Confrontandoci con molti dei nostri opinion leaders, in tanti non avevano attribuito il giusto valore, inteso come certificazione e controllo, ai DPI utilizzati. Spesso questo avveniva in buona fede, perché ci si affidava ai propri fornitori. Dalla comparsa del virus, non sarà più così: l’attenzione è massima e questo può rivelarsi un ottimo scudo nei confronti di quelle aziende che lavorano con poca serietà. Spero sia aumentata anche la consapevolezza da parte dei produttori perché è fondamentale immettere sul mercato prodotti al 110% sicuri.

Leggi lo speciale INFODENT dedicato alla ripresa post COVID-19

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