Covid. Al via “Io medico giuro”, la nuova campagna di Fnomceo in omaggio ai medici impegnati nella lotta contro il virus

“Io medico giuro”: di curare tutti, senza discriminazione; che avrò cura di te, in ogni emergenza; che ti curerò senza arrendermi mai. Si rifà ai valori richiamati nel Giuramento e nel Codice Deontologico la nuova campagna messa in campo dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, al via da oggi sui social e tramite l’affissione di manifesti 6 x 3 nelle strade delle principali città italiane. Valori che vengono messi in pratica sempre, ma che sono diventati drammaticamente evidenti durante l’emergenza Covid-19. È stato soprattutto allora che i medici hanno seguito i loro principi e adempiuto al loro dovere con impegno e abnegazione, sino all’estremo sacrificio: sono più di 170 i medici e gli odontoiatri che hanno perso la vita nel corso dell’epidemia, come ricorda il Portale della Federazione, listato a lutto in loro memoria.
 
“Il Giuramento è l’atto propedeutico che segna l’inizio della Professione e che, rinnovato giorno per giorno, accompagnerà poi il medico per tutta la sua vita professionale e per l’intero arco della sua esistenza – spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Nel giurare, il medico si dichiara “consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compie e dell’impegno che assume”. E, da allora, tutta la sua vita sarà volta a tener fede a quell’impegno, realizzando, nell’alleanza terapeutica, il bene dei pazienti, e garantendo, nella società, i diritti fondamentali della salute e dell’uguaglianza, alla base della nostra democrazia. È così che il medico si fa garante e fautore della ‘democrazia del bene’, rendendo gli uomini uguali di fronte ai diritti che spettano loro in quanto persone”.


 “È una consapevolezza che matura e si evolve nel tempo, una promessa che si rinnova e si mantiene continuamente e che non viene mai infranta, perché è l’essenza stessa della Professione. Ed è per questo che non basta il titolo della laurea per chiamarsi medico, occorre l’ingresso e la permanenza nell’Ordine e l’adesione a principi autonomamente condivisi, che impegnano a mettere al servizio del bene, degli altri, della comunità le competenze acquisite – continua -. Il significato di quel Giuramento è diventato drammaticamente reale e manifesto durante l’epidemia di Covid-19: è allora che tutti hanno visto quelle parole, quei precetti, farsi carne, assumere le sembianze dei medici impegnati nella gestione dell’emergenza. Ma non c’è giorno che quelle stesse parole non diventino atti concreti, al servizio della salute e del bene comune: è questo dovere, così pesante per densità e importanza, così leggero perché è inscindibile dall’essere medico, che vogliamo trasmettere e comunicare”.
 
La campagna mostra dunque i volti stanchi dei medici, segnati dalle mascherine e dagli occhiali indossati durante turni massacranti; le loro figure coperte dalle visiere e dalle tute integrali che proteggono dal rischio biologico ma permettono a stento di riconoscersi, tanto da dover scrivere sulla schiena il proprio nome. Richiama alla mente le immagini drammatiche cui ci hanno quasi assuefatto i media nei mesi scorsi. Rievoca la fatica instancabile dei tanti medici che hanno svolto il proprio lavoro con dedizione e generosità, spesso senza adeguate protezioni, e che non hanno conquistato la ribalta delle cronache.
 
“La campagna è dedicata a tutti noi medici, ai valori che abbiamo testimoniato e che rappresentano il meglio del nostro Paese, oltre che della Professione e di un servizio sanitario equo, egualitario e solidale - spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Ci hanno chiamati angeli, ci hanno chiamati eroi. La parola che meglio e pienamente ci definisce è, semplicemente, ‘medici’: perché il medico giura di tener fede ai valori che informano la professione e non viene mai meno a questo giuramento, nelle emergenze come nella quotidianità, anche a costo della propria vita.”.
 
“Il patrimonio di valori testimoniato dai professionisti della salute rimarrà qui, rimarrà nostro, anche quando l’epidemia sarà finita – conclude Anelli -.  E dovrà rimanerne anche la memoria. Da questo bisogna partire per ripensare nostro sistema sanitario e il nostro ruolo di medici”.

 

Fonte: Quotidiano Sanità

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