Registrazione UDI: a che punto sono i dentisti
disegno di dentista davanti ad un codice a barre
Un recente sondaggio di AlfaDocs.com, azienda specializzata in gestionali cloud per studi dentistici, ha rivelato che solo il 43% degli studi dentistici in Italia è in regola con l'obbligo di conservazione elettronica dei codici UDI, come previsto dall'articolo 15 del decreto legislativo 137/2022

Il sondaggio, che ha coinvolto gli odontoiatri italiani, ha mostrato che, nonostante il 90,9% dei partecipanti fosse consapevole dell'entrata in vigore della normativa, solo il 43,2% degli studi, rappresentati da circa 400 professionisti, ha confermato di essere in regola. Questo comporta che una significativa percentuale degli studi odontoiatrici rischia di incorrere in sanzioni per non conformità. Il sondaggio ha coinvolto un campione non rappresentativo di circa 6.500 odontoiatri di tutta Italia pochi giorni dopo l’entrata in vigore dell’obbligo.

I risultati suggeriscono che la principale causa del mancato adeguamento degli studi dentistici italiani alle normative per la conservazione elettronica dei codici UDI è la mancanza di informazione dettagliata.
Benché la maggior parte degli odontoiatri fosse a conoscenza dell'esistenza del decreto legislativo, il 44% di coloro che non hanno ancora adeguato i propri studi ha indicato di non aver pienamente compreso l'entità e le implicazioni del cambiamento richiesto.
Di conseguenza, molti si sono trovati impreparati alla data di entrata in vigore del decreto, il 15 gennaio, nonostante fossero consapevoli della sua esistenza. Questo evidenzia una discrepanza tra la consapevolezza del decreto e la comprensione effettiva delle sue richieste specifiche. 

Il sondaggio di AlfaDocs.com ha evidenziato che la principale barriera all'adeguamento alle nuove normative sulla conservazione elettronica dei codici UDI negli studi dentistici italiani è la mancanza di tecnologia adeguata.
Il 36% degli odontoiatri partecipanti ha rivelato di utilizzare ancora metodi cartacei per l'archiviazione dei dati, mostrando così una carenza nell'infrastruttura necessaria per il passaggio al digitale.
Un ulteriore 2% continua a preferire l'utilizzo di faldoni e documenti cartacei, non per motivi di tradizione o costi, ma per una sfiducia nei confronti della sicurezza dei software gestionali. In aggiunta, l'8% degli intervistati che non hanno ancora rispettato il decreto ha indicato l'inadeguatezza tecnologica dei propri sistemi gestionali, specificamente la mancanza di funzionalità per archiviare i codici UDI, come ragione del loro ritardo nell'adeguamento.

I risultati, pur non essendo statisticamente completi, mettono in luce una certa "resistenza" nell'ambito odontoiatrico italiano al passaggio alla digitalizzazione. Questo fenomeno rappresenta un problema serio, non solo perché espone gli studi a possibili sanzioni nel contesto specifico delle normative sui codici UDI, ma anche perché potrebbe compromettere il futuro degli studi stessi. L'innovazione e l'aggiornamento tecnologico sono diventati essenziali nell'era moderna, in cui la digitalizzazione si afferma come uno strumento fondamentale per la crescita e lo sviluppo, alla pari di altre pratiche e tecnologie nel campo medico.

«Con questo sondaggio, inviato agli iscritti alle nostre newsletter e ai nostri materiali informativi, abbiamo voluto indagare come gli odontoiatri che non usano la nostra piattaforma stessero affrontando i nuovi obblighi di conservazione digitale dei codici UDI» ha spiegato Fabian Zolk, uno dei fondatori di AlfaDocs.com.
 

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