A partire dal 2025, potrebbe verificarsi una svolta storica nel sistema universitario italiano. Il governo ha infatti da poco annunciato un’importante riforma che prevede l’abolizione del test d’ingresso per i corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Protesi dentaria. Un cambiamento che avrà presumibilmente un impatto significativo sia sull'accesso agli studi di medicina, sia sull'organizzazione delle università e del sistema sanitario nazionale, ponendo fine a un meccanismo di selezione che da anni generava dibattito e contestazioni.
Il sistema del numero chiuso
Da oltre vent'anni, l'accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia è regolato dal numero chiuso, ovvero il sistema di selezione tramite test d’ingresso nazionale che limita il numero di iscritti. Questa politica era stata adottata per garantire la qualità della formazione e la sostenibilità del sistema sanitario, evitando un sovraccarico di professionisti. Il test d’ingresso, tuttavia, è diventato nel tempo oggetto di critiche. In molti lo ritengono iniquo, poiché basato su un esame unico che non sempre riflette le reali capacità degli aspiranti medici. Il sistema attuale è stato spesso accusato di favorire chi ha maggiori risorse per prepararsi ai test o chi ripete più volte l’esame. In effetti, solo una piccola percentuale degli aspiranti medici riesce ad accedere al corso di laurea, alimentando frustrazioni e accuse di diseguaglianze.
La riforma: accesso libero e selezione progressiva
La nuova riforma prevede un accesso libero e senza test d’ingresso per i corsi di Medicina e discipline correlate a partire dal 2025. Il governo ha però specificato che si adotterà un sistema di selezione progressiva. Gli studenti potranno iscriversi liberamente al primo anno, ma dovranno superare esami particolarmente impegnativi per poter accedere agli anni successivi. Questo modello mira a garantire una selezione basata sul merito e sulla reale capacità degli studenti di affrontare il percorso di studi.
Questa soluzione, già adottata in altri Paesi europei, è stata pensata per evitare che il destino professionale degli studenti si decida in base a un solo esame, permettendo loro di dimostrare la propria preparazione sul lungo termine. Tuttavia, i dettagli su come verrà strutturato il nuovo metodo di selezione sono ancora in fase di definizione.
Le reazioni alla riforma
La decisione di abolire il numero chiuso ha suscitato delle reazioni contrastanti. Da un lato, molti studenti e famiglie hanno accolto la notizia con entusiasmo, vedendola come un'opportunità per allargare l'accesso alla formazione medica e ridurre le disparità. Questa riforma rappresenta dal loro punto di vista un passo verso un sistema più equo e meritocratico.
Dall’altro lato, però, alcuni esperti del settore universitario e sanitario temono che l'apertura totale possa comportare un sovraffollamento delle università, con il rischio di compromettere la qualità della formazione. Si prevede infatti che un aumento massiccio degli iscritti potrebbe mettere sotto pressione le risorse didattiche, come laboratori, docenti e strutture cliniche.
Gli effetti sul sistema sanitario
La riforma potrebbe anche avere un impatto anche sul sistema sanitario nazionale. Con l'abolizione del test d’ingresso, ci si aspetta un aumento del numero di laureati in Medicina nei prossimi anni. Questa scelta risponde in parte alla necessità di colmare il vuoto di personale medico, un problema emerso con maggiore evidenza durante la pandemia di COVID-19, che ha messo in luce la carenza di medici specializzati in molte regioni italiane.
Tuttavia, rimangono preoccupazioni sulla qualità della formazione e sull’effettiva capacità del sistema di assorbire il maggior numero di laureati. Il governo ha dichiarato che monitorerà attentamente l’evoluzione della situazione e adotterà misure per evitare squilibri nel mercato del lavoro medico.